Louis Armstrong: l’inventore del Jazz.

Io vivevo la musica e tutto quello che volevo fare era cantare in chiesa. Ci andavo con mia madre e mentre stavo lì seduto guardavo quelli che cantavano. Un canto che usciva dal profondo dell’anima e che ti entrava nel sangue, bellissimo. È lì che sono nato. Poi cominciai a suonare durante i funerali”.
È con queste parole, in più di un’occasione, che Louis Armstrong ha raccontato il suo incontro con la musica e con questo suono, era gioioso, in altre occasioni pervaso dal dolore, comunque sempre vitale e intenso, che caratterizzò la sua New Orleans, la città della musica.
Quando cominciò a respirare quell’aria, Louis Armstrong era bambino. In quei giorni, il jazz non era ancora uno stile definito e compiuto, ma un linguaggio, diretto, immediato e profondamente popolare scaturito dall’incontro tra culture e suggestioni diverse: il blues, l’eco dei canti degli schiavi, il ritmo incessante che rimandava all’Africa, il ragtime, il gospel e gli spirituals, ma anche la tradizione europea.
Fu nel 1927, quando incise alla guida dei suoi Hot Five e Hot Seven, che Armstrong dimostrò completamente tutta la sua straordinaria abilità alla tromba e alla cornetta.

Ascolta su YouTube A Kiss To Build A Dream On.

Ascolta su YouTube Dream A Little, Dream Of Me.

 

 

Cofanetto cartonato “Jazz a fumetti”
2 CD e una storia a fumetti
Louis Armstrong
il mito di New Orleans
La musica di Repubblica – L’Espresso
© 2003 Nocturne, Parigi

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Fotografia artistica, studio sulla forma e la luce.

Sono molto legato alla fotografia artistica, espongo le mie mostre dal 1985.
Dal 2004 sto sviluppando un genere particolare iniziato con la mostra “Lo strabismo di Venere”:
www.giuseppe.ponticelli.name/mostra/lo-strabismo-di-venere/

Ho sviluppato ulteriormente il mio studio sulla forma e la luce con una ricerca che ancora non è arrivata al compimento in una nuova mostra:
www.giuseppe.ponticelli.name/mostra/mosso-e-sfocato-artistico-in-fotografia/

È uno studio sul mosso e lo sfocato, un genere particolare della fotografia astratta.
I soggetti sono trasfigurati e comunicano sensazioni estetiche legate al simbolismo.
Diventano delle forme non riconoscibili, che hanno anche effetti cromatici.

Se sei interessato a photo artistiche e/o ad un corso di fotografia
contattaci

Ho esposto al chiosco di San Cristoforo a Siena la mostra “Geometrie a confronto” nel 1985 con il patrocinio del Comune di Siena, con la presentazione di Roberto Barzanti e con un contributo scritto da Daniele Sasson in un dépliant a corredo della mostra, all’interno di una serie di manifestazioni a cura di Cultura e Partecipazione.

Nel 2002 ho esposto un’istallazione fotografica e degli Still life presso la Galleria di arte contemporanea “DIDEE” a Siena.

Le successive tre mostre sono state esposte con un format unico, solo per una serata dalle ore 21:00 di sera fino alle ore 2:00 del mattino a Siena nel portico del Villino “Il cappuccino” dove abito e lavoro.

#fotografiaartistica #mostreartistiche #GiuseppePonticelli #DanieleSasson #astrattismo #artisticphotography #artisticexhibitions #abstraction

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Gita sociale de “I Beverendi in 4×4” ad Iesa e Tocchi.

Ieri, domenica 06/06/2021 si è svolta una gita sociale de “I Beverendi in 4×4” – www.facebook.com/beverendi.dimontalcino.14 – ad Iesa e Tocchi, nei boschi delle aziende forestali di Piero.

Sono stato invitato da “I Beverendi in 4×4” in forma amichevole a partecipare a questo momento conviviale. Domenica non ero con la mia attrezzatura professionale, ma con il mio iPhone, come passeggero. Non vedrete tavole apparecchiate con persone che stanno mangiando al ristorante, perché come Montalbano non ama parlare quando mangia, io non amo fotografare quando mangio. Inoltre, avendo fatto per 2 anni dal 1986 al 1988 il primo assistente di studio di un fotografo di Still life specializzato in food editoriale, a volte facevamo anche le photo in location esterne per eventi organizzati da un gourmet ed ho imparato che non si fotografano mai le persone mentre mangiano.

Ci siamo ritrovati alle 8:30 all’agriturismo podere “Marroneto” alle porte di Iesa- www.marroneto.it/it/ – gestito da Nora Zencher.

Io ero in macchina con Piero ed il suo figlio primogenito David, che vive in Inghilterra, eravamo gli apripista.
Claudio chiudeva la fila dei fuoristrada per recuperare eventuali macchine in difficoltà, tutti collegati via radio.

Con Piero Rosi e Claudio Garofolo siamo amici da più di 40 anni, eravamo al Liceo Scientifico nella stessa classe, prima i motorini, a 18 anni la prima macchina, poi una barca a vela insieme, da sempre la passione per i motori, fuoristrada, rally e Formula 1.
Piero e Claudio sono istruttori della Federazione Italiana Fuoristrada – www.fif4x4.it/.

Le strade a sterro erano polverose, pochissimo fango, ma con molte pietre e massi grossi in alcuni punti, un percorso di 4 ore con un’unica difficoltà, il “twist”, quella situazione del fuoristrada in cui ci si trova, attraversando un tracciato particolarmente sconnesso, con due ruote diagonalmente opposte sospese nel vuoto.

Abbiamo fatto una sosta nel bosco ed abbiamo raggiunto a piedi la Farma da Solaia, acqua limpida ricca di cavedani. Nella riserva naturale della Farma noi non siamo passati, perché l’accesso è consentito solo ai residenti.

Piero ha anche un seccatoio delle castagne a Peccioli, un posto incantevole in cui andai anni fa, con 8 posti letto nel soppalco.

Nora ha 3 figli, i 2 più grandi, Lorenz e Matthias, eseguono le potature di alberi da alto fusto in quota, Lorenz sale sugli alberi con le corde e l’imbracatura, mentre Matthias lo assiste da terra.
Hanno un podere vicino a Tocchi dove coltivano frutti di bosco.

Seguono photo sempre di archivio prima del Covid di una grigliata a cui partecipai anni fa.

Ricordo sempre il menù: pasta al forno molto delicata con ripieno di verdura, insalata di cavolella, salsiccia, costoleccio, bistecchine e salsiccia più crostata ai lamponi coltivati dai figli di Nora e caffè.
Da buona tedesca birra, ma io preferii pasteggiare ad acqua e con due dita di un ottimo vino.

Da allora mangio molto spesso l’insalata di cavolella, cioè il cavolo cappuccio, lasciato a macerare per un’ora con sale ed aceto bianco di mele, solo dopo viene aggiunto olio e pepe più i semi di lino ed il rigatino tagliato sottile passato in padella, tutto mescolato bene e servito, ve la consiglio.

Riparlando di ieri, siamo tornati al “Marroneto” e da lì il rientro. “I Beverendi in 4×4” è un’allegra associazione di fuoristrada, dove si parla toscano e bolognese, due accenti che hanno un suono gradevole da mescolare. Sono di Siena, Montalcino, Iesa, Solaia e Reggio Emilia.

Photo di Piero di archivio alla guida del suo fuoristrada, ieri avevamo tutti la mascherina, ho preferito mettere queste photo di qualche anno fa che lo ritraggono per renderlo riconoscibile.

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Miles Davis: dal Bebop al Cool Jazz.

Strano ma vero, Miles Davis nel 1949 ha appena ventitré anni ed è già un musicista affermato, agghindato con abiti alla moda, curato nell’aspetto, bello, provocante, ricercato nell’immagine, circondato dalle donne più incantevoli.
Ha stile e talento: Ha piantato la Juilliard School of Music di New York, dimostrando un vivo interesse per l’evoluzione del bebop, il jazz che germoglia nei club della 52esima strada.
Da qualche tempo suona stabilmente con Charlie Parker, militando nei suoi Reboppers.
Ma è tempo di guardare avanti, la curiosità ed un certo senso di noia lo portano altrove, come avverrà per tutti gli anni seguenti, nei quali sarà spinto da un forte disgusto per la routine, un’insaziabile fuoco di innovazione e passione.
La corsa verso altre suggestioni lo porta alla realizzazione della sua prima opera cardine, un successo da un punto di vista creativo, Birth of the cool, registrata tra il 1949 e l’anno successivo e che sarà pubblicata come “long-playing” nel 1954.
Con l’aiuto di Gil Evans, altra figura di rilievo del panorama musicale, tenta di far conciliare il linguaggio articolato del bebop con le trame e gli arrangiamenti delle orchestre, strizzando l’occhio in più riprese alla musica colta.

Ascolta su YouTube A gal in calico.

https://youtu.be/8rSCmzakZTk

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La fotografia di moda e le differenze con lo “Still life”.

Sono nato come fotografo artistico nel 1985 ed ora espongo le mie mostre a “Il villino il Cappuccino”.
Sono diventato fotografo di Still life” e di moda nel 1986 e da sempre ho la mia piccola sia di posa qui a Siena.

Lo “Still life” richiede una notevole capacità tecnica e compositiva, in media tre ore passate in sala di posa e di solito anche un’ora al computer per il fotoritocco.
La moda ha come maggior difficoltà tecnica quella di riprodurre fedelmente l’incarnato.

Entrambe sono discipline fotografiche importanti, anche se presentano delle differenze sostanziali.

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Lo “Still life” richiede al fotografo un carattere molto riflessivo, si lavora su un’unica inquadratura statica.
La moda ha bisogno di una personalità più istintiva, perché legata ad un’immagine dinamica, si scatta molto e si scelgono le espressioni migliori dei modelli, sia del viso che del linguaggio del corpo.

Lo “Still life” lo eseguo nella mia piccola sala di posa.
Per la moda mi sposto in studio in affitto o in location.

Ho lavorato molto nella moda a Milano dal 1986 al 1988, dove ci sono agenzie di modelli, editori specializzati ed agenzie di pubbliche relazioni, che trattano questo genere di fotografia.
Anche adesso vado a Milano per eseguire i servizi di moda e sono in contatto con studi di pubbliche relazioni come “AD MIRABILIA”.

Sono principalmente un fotografo di “Still life” e quindi eseguo la moda mettendo i modelli in posa statica, scatto poco perché ricerco già in fase di ripresa un’inquadratura perfetta.

Trovate alcuni miei scatti qui di seguito e soprattutto nella gallery della sezione della fotografia di moda:
www.giuseppe.ponticelli.name/fotografia-professionale-di-moda/

#fotografiadimoda #photography #gpcomunicazionesiena #fashionphoto

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Claudio Fasoli sassofonista Jazz: Land.

Secondo me Claudio Fasoli ha attraversato la storia del Jazz italiano con una curiosità a servizio di un’idea musicale mai statica, ma continuamente messa in discussione.
È un jazzista d’avanguardia ed un artista poliedrico: sassofonista, compositore, arrangiatore, art director e docente.
Nato a Venezia, ma milanese d’adozione, già nel periodo universitario ebbe vari contatti negli ambienti del Jazz bolognese, che lo portarono a collaborare con molti musicisti prestigiosi.
Mi piace da sempre per i suoi virtuosismi con il sassofono.
Riporto due recensioni.

Claudio Fasoli ha chiamato con sé molto spesso artisti di varie provenienze.
«Land» (1988) lo vede alla testa di un trio che comprende gli indimenticabili Kenny Wheeler e J. F. Jenny Clark.
Scorrono i brani, si passa dal divertimento (Tang) alla solennità (Beedie’s Time) ma è come se tutti facessero parte di un unico modo di sentire.
Insomma, un lirismo assai strutturato – ecco un’ulteriore costante fasoliana – oltre che contenuto dall’assenza della batteria, della quale a volte fa le veci il basso di Jenny Clark (vedi l’incalzante Kammertrio).
Piacentino da Musica Jazz, ottobre 2018.

Il rapporto del sassofonista con Wheeler si consoliderà lungo quattro dischi e molti concerti e trovano in Land un apoteosi fiatistica in cui si riconoscono i tocchi dei due interpreti, supportati dalle calibrate note di Clark.
Un trio sperimentale che riuscì a creare qualcosa di interessante seppure in un contesto parzialmente asciutto, dove il togliere elementi che stratificavano il suono sembrava la via più consona in quel momento nella personale visione di Claudio, che confermava il suo essere curioso e sempre in movimento.
Il non convenzionale, assurto su cui spesso si è basata la poetica fasoliana, si respira nelle ottime Kammertrio, divertente e liberatoria, e nella particolare vena di Tang, ma è tutto il disco ad offrire una partitura che avanza coesa e maestosa, come nella conclusiva e raffinata Beedie’s time.
Melodie ricercate, intrecci complessi, temi imponenti legati all’interplay nobile tra Fasoli e Wheeler, tutti elementi che fanno di Land l’ennesima piacevole riscoperta di una carriera davvero senza confini.
Luigi Cattaneo, docente laureato in Musicologia e Beni Musicali.

Ascolta «Tang» da YouTube.

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Anticipazione di una parte del video di presentazione di “Amore. Speranze. Sentimenti.”.

In questo articolo trovate una anticipazione di una parte del video di presentazione di “Amore. Speranze. Sentimenti.”.
Questo è il mio terzo libro della collana “Ilove Sonia” e sarà in libreria a settembre.
Ora infatti è in corso il periodo promozionale riservato proprio alle librerie.
Il video recita parte della sinossi in quarta di copertina del volume.

Sono come un cieco che ancora ti vuole vedere.
Il mio cuore è avvolto da brina ghiacciata,
che solo il tuo sguardo potrà sciogliere.
Ti vedo sempre nella mia mente e ti sento ancora viva.
Tu sei il sole che illumina la mia giornata e
la luna che fa risplende i miei desideri.

La fantasia sprigiona aforismi, raccolte di versi ed una storia breve.

“Amore. Speranze. Sentimenti.” fa parte della collana I LOVE SONIA ed è edito da Cantagalli.

La voce dello speaker fuori campo è della doppiatrice Benedetta Ponticelli.
Ho montato il video io stesso, con photo da me scattate ed altre concesse in licenza Pixabay.
La musica Jazz di sottofondo è di Miles Davis, il pezzo si intitola “Old Folks”.

 

Clicca sul link per vedere il video: Amore. Speranze. Sentimenti.

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La fotografia di Still life in sala di posa.

Da febbraio 1986 al luglio 1988 ho lavorato a Milano come primo assistente nello studio di Emilio Fabio Simion, specializzato nello “Still life” per il settore del food editoriale.
Rientrai a Siena dove da sempre ho la mia sala di posa con attrezzatura professionale rinnovata negli anni seguendo lo sviluppo tecnico.
Prima lavoravo in analogico con il banco ottico Inka compatibile Sinar per lastre cm. 10×12 e con la Mamiya RZ67 in rullo 120 per il formato cm. 6×7, generatori flash Bowens con torce da 2.000 e 4.000 Watt con soft box e tavolo da Still life della Fatif con lastra di perspex cm. 130X210.
Ora ho convertito il banco ottico in digitale con obiettivo Schneider Apo-Digitar da 120 mm.
Ho una Nikon D800 con un obiettivo decentrabile e basculabile Nikon e lavoro con soft box a fluorescenza.
Faccio lo scatto usando un computer Mac retina collegato alla macchina fotografica via USB.
Ho altra attrezzatura di vario tipo, sia da sala di posa, che da esterno.
Lo Still life è una disciplina fotografica che richiede una sapiente capacità compositiva e tecnica.
L’immagine va pensata, vanno ricercati o comprati gli oggetti da ritrarre se non forniti dal cliente, richiede di media tre ore in sala di posa per lavorare sul set ed eseguire gli scatti con differenza di un terzo di diaframma più almeno un’ora di fotoritocco.
Sul sito trovate alcuni Still life nella sezione “Fotografia”: www.giuseppe.ponticelli.name/fotografia-professionale-still-life/
In questo articolo propongo un’immagine di due flûte di spumante con bollicine di perlage, una tuba ed una pila di cubetti di ghiaccio.
La luce è come un pennello per un pittore, serve al fotografo per disegnare gli oggetti.

#stilllife #stilllifephotography #gpcomunicazionesiena #flute #spumante #perlage #tuba #cubettidighiaccio #sparklingwine #tube #icecubes

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Miles Dewey Davis III trombettista Jazz: Summertime.

Miles Dewey Davis III (Alton, 26 maggio 1926 – Santa Monica, 28 settembre 1991) è stato un trombettista e compositore statunitense soprattutto di Jazz.
Lo ascolto da sempre, è tra i miei più favoriti, è sicuramente uno dei più innovativi e originali musicisti del XX secolo.
Molti anni fa vidi un suo concerto a Siena al Palasport della MenSana.
È difficile non riconoscere a Miles Davis un ruolo di innovatore e di genio musicale.
La sua passione per la musica gli venne tramandata dalla madre, Cleo Henry, un’abile pianista.
A 13 anni fu però il padre a regalargli la sua prima tromba, instradandolo verso lo strumento che diverrà il simbolo della sua carriera.
A 18 anni era già a New York, con una discreta esperienza alle spalle nei locali Jazz di St. Louis.
Suonava ogni sera nelle infuocate Jam Session dei locali di Harlem e della Cinquantasettesima, al fianco di Charlie Parker e Dizzy Gillespie.
Nel 1954 uscì dal periodo dell’eroina e dopo qualche anno mise in piedi un sestetto leggendario con John Coltrane e Cannonball Adderley.
Nel 1964 creò un altro gruppo formidabile avvicinandosi al Rock e alla strumentazione elettrica, stavolta un quartetto con Herbie Hancock, Tony Williams, Ron Carter e Wayne Shorter.
Nel 1975 si ritirò dalle scene e si chiuse in casa, in preda alle droghe e alla depressione.
Dopo 6 anni ritornò in attività, incurante dei critici e dei puristi del Jazz, si lanciò in ogni tipo di contaminazioni con le sonorità più nuove: il Funk, il Pop, l’elettronica, la musica di Prince e di Michael Jackson.
Fino a pochi mesi dalla morte Davis continuò a suonare diventando una Pop Star.

«Summertime» è uno dei pezzi da me preferiti – New York del 18 agosto 1958 – ascolta il brano da YouTube.

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Cerchiamo un Account Executive Senior.

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