Giovanni Benvenuti quartet 15/09/2021.

Mercoledì 15 settembre 2021 alla Fortezza Medicea a Siena si è tenuto il concerto di Jazz del gruppo “Giovanni Benvenuti quartet”.

È stato suonato l’album “Paolina and the android”, quasi tutti i brani più altri di repertorio.

Giovanni Benvenuti sax
Giacomo Dal Pra piano
Francesco Pierotti double dass
Dario Rossi drums

“Paolina and the android” is a soundtrack for events we have not experienced yet; a music describing episodes from a distant past and an imaginary future. The music gets inspiration from history and science fiction: two apparently antithetical narratives, a past truly happened and an imaginary future, but which converge in giving sharper lenses to investigative the present.

“Paolina e The Android” è una colonna sonora per eventi che non abbiamo ancora sperimentato; una musica che descrive episodi da un passato lontano e un futuro immaginario. La musica ottiene ispirazione dalla storia e dalla fantascienza: due narrazioni apparentemente antitetiche, un passato è apparso davvero e un futuro immaginario, ma che converge nel dare lenti più nitide verso gli investigativi del presente.

 

 

https://youtu.be/9unhjq0UuWk

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Louis Armstrong: l’inventore del Jazz.

Io vivevo la musica e tutto quello che volevo fare era cantare in chiesa. Ci andavo con mia madre e mentre stavo lì seduto guardavo quelli che cantavano. Un canto che usciva dal profondo dell’anima e che ti entrava nel sangue, bellissimo. È lì che sono nato. Poi cominciai a suonare durante i funerali”.
È con queste parole, in più di un’occasione, che Louis Armstrong ha raccontato il suo incontro con la musica e con questo suono, era gioioso, in altre occasioni pervaso dal dolore, comunque sempre vitale e intenso, che caratterizzò la sua New Orleans, la città della musica.
Quando cominciò a respirare quell’aria, Louis Armstrong era bambino. In quei giorni, il jazz non era ancora uno stile definito e compiuto, ma un linguaggio, diretto, immediato e profondamente popolare scaturito dall’incontro tra culture e suggestioni diverse: il blues, l’eco dei canti degli schiavi, il ritmo incessante che rimandava all’Africa, il ragtime, il gospel e gli spirituals, ma anche la tradizione europea.
Fu nel 1927, quando incise alla guida dei suoi Hot Five e Hot Seven, che Armstrong dimostrò completamente tutta la sua straordinaria abilità alla tromba e alla cornetta.

Ascolta su YouTube A Kiss To Build A Dream On.

Ascolta su YouTube Dream A Little, Dream Of Me.

 

 

Cofanetto cartonato “Jazz a fumetti”
2 CD e una storia a fumetti
Louis Armstrong
il mito di New Orleans
La musica di Repubblica – L’Espresso
© 2003 Nocturne, Parigi

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Miles Davis: dal Bebop al Cool Jazz.

Strano ma vero, Miles Davis nel 1949 ha appena ventitré anni ed è già un musicista affermato, agghindato con abiti alla moda, curato nell’aspetto, bello, provocante, ricercato nell’immagine, circondato dalle donne più incantevoli.
Ha stile e talento: Ha piantato la Juilliard School of Music di New York, dimostrando un vivo interesse per l’evoluzione del bebop, il jazz che germoglia nei club della 52esima strada.
Da qualche tempo suona stabilmente con Charlie Parker, militando nei suoi Reboppers.
Ma è tempo di guardare avanti, la curiosità ed un certo senso di noia lo portano altrove, come avverrà per tutti gli anni seguenti, nei quali sarà spinto da un forte disgusto per la routine, un’insaziabile fuoco di innovazione e passione.
La corsa verso altre suggestioni lo porta alla realizzazione della sua prima opera cardine, un successo da un punto di vista creativo, Birth of the cool, registrata tra il 1949 e l’anno successivo e che sarà pubblicata come “long-playing” nel 1954.
Con l’aiuto di Gil Evans, altra figura di rilievo del panorama musicale, tenta di far conciliare il linguaggio articolato del bebop con le trame e gli arrangiamenti delle orchestre, strizzando l’occhio in più riprese alla musica colta.

Ascolta su YouTube A gal in calico.

Cofanetto cartonato “Jazz a fumetti”
2 CD e una storia a fumetti
Miles Davis
dal Bebop al Cool Jazz
La musica di Repubblica – L’Espresso
© 2003 Nocturne, Parigi

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Claudio Fasoli sassofonista Jazz: Land.

Secondo me Claudio Fasoli ha attraversato la storia del Jazz italiano con una curiosità a servizio di un’idea musicale mai statica, ma continuamente messa in discussione.
È un jazzista d’avanguardia ed un artista poliedrico: sassofonista, compositore, arrangiatore, art director e docente.
Nato a Venezia, ma milanese d’adozione, già nel periodo universitario ebbe vari contatti negli ambienti del Jazz bolognese, che lo portarono a collaborare con molti musicisti prestigiosi.
Mi piace da sempre per i suoi virtuosismi con il sassofono.
Riporto due recensioni.

Claudio Fasoli ha chiamato con sé molto spesso artisti di varie provenienze.
«Land» (1988) lo vede alla testa di un trio che comprende gli indimenticabili Kenny Wheeler e J. F. Jenny Clark.
Scorrono i brani, si passa dal divertimento (Tang) alla solennità (Beedie’s Time) ma è come se tutti facessero parte di un unico modo di sentire.
Insomma, un lirismo assai strutturato – ecco un’ulteriore costante fasoliana – oltre che contenuto dall’assenza della batteria, della quale a volte fa le veci il basso di Jenny Clark (vedi l’incalzante Kammertrio).
Piacentino da Musica Jazz, ottobre 2018.

Il rapporto del sassofonista con Wheeler si consoliderà lungo quattro dischi e molti concerti e trovano in Land un apoteosi fiatistica in cui si riconoscono i tocchi dei due interpreti, supportati dalle calibrate note di Clark.
Un trio sperimentale che riuscì a creare qualcosa di interessante seppure in un contesto parzialmente asciutto, dove il togliere elementi che stratificavano il suono sembrava la via più consona in quel momento nella personale visione di Claudio, che confermava il suo essere curioso e sempre in movimento.
Il non convenzionale, assurto su cui spesso si è basata la poetica fasoliana, si respira nelle ottime Kammertrio, divertente e liberatoria, e nella particolare vena di Tang, ma è tutto il disco ad offrire una partitura che avanza coesa e maestosa, come nella conclusiva e raffinata Beedie’s time.
Melodie ricercate, intrecci complessi, temi imponenti legati all’interplay nobile tra Fasoli e Wheeler, tutti elementi che fanno di Land l’ennesima piacevole riscoperta di una carriera davvero senza confini.
Luigi Cattaneo, docente laureato in Musicologia e Beni Musicali.

Ascolta «Tang» da YouTube.

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Miles Dewey Davis III trombettista Jazz: Summertime.

Miles Dewey Davis III (Alton, 26 maggio 1926 – Santa Monica, 28 settembre 1991) è stato un trombettista e compositore statunitense soprattutto di Jazz.
Lo ascolto da sempre, è tra i miei più favoriti, è sicuramente uno dei più innovativi e originali musicisti del XX secolo.
Molti anni fa vidi un suo concerto a Siena al Palasport della MenSana.
È difficile non riconoscere a Miles Davis un ruolo di innovatore e di genio musicale.
La sua passione per la musica gli venne tramandata dalla madre, Cleo Henry, un’abile pianista.
A 13 anni fu però il padre a regalargli la sua prima tromba, instradandolo verso lo strumento che diverrà il simbolo della sua carriera.
A 18 anni era già a New York, con una discreta esperienza alle spalle nei locali Jazz di St. Louis.
Suonava ogni sera nelle infuocate Jam Session dei locali di Harlem e della Cinquantasettesima, al fianco di Charlie Parker e Dizzy Gillespie.
Nel 1954 uscì dal periodo dell’eroina e dopo qualche anno mise in piedi un sestetto leggendario con John Coltrane e Cannonball Adderley.
Nel 1964 creò un altro gruppo formidabile avvicinandosi al Rock e alla strumentazione elettrica, stavolta un quartetto con Herbie Hancock, Tony Williams, Ron Carter e Wayne Shorter.
Nel 1975 si ritirò dalle scene e si chiuse in casa, in preda alle droghe e alla depressione.
Dopo 6 anni ritornò in attività, incurante dei critici e dei puristi del Jazz, si lanciò in ogni tipo di contaminazioni con le sonorità più nuove: il Funk, il Pop, l’elettronica, la musica di Prince e di Michael Jackson.
Fino a pochi mesi dalla morte Davis continuò a suonare diventando una Pop Star.

«Summertime» è uno dei pezzi da me preferiti – New York del 18 agosto 1958 – ascolta il brano da YouTube.

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