La Horizont alla mostra di pittura di Spotorno.

Ho deciso di usare la vecchia Horizont alla mostra di pittura di Guglielmo Spotorno inaugurata giovedì 28 aprile.

Ieri ho stampato la mia prima immagine a colori.

Prima di tutto va detto chiaramente che il colore si stampa totalmente al buio.

La nuova Horizon è senz’altro più completa e soprattutto più affidabile, ma è in plastica nera come tante reflex che vanno di moda oggi (anzi, le ultimissime sono tornate al look del metallo).

La vecchia Horizont, quella che ho io, è una fotocamera interamente in metallo che “si sente in mano” (come peso) ed ha un indubbio fascinoretrò“. Purtroppo le vecchie Horizont avevano anche un sacco di difetti dovuti in particolare al solito pessimo assemblaggio dei prodotti dell’URSS che mortifica e rende inaffidabili dei prodotti altrimenti più che dignitosi.

Ma veniamo a noi: cosa ha di particolare questa fotocamera dalla forma un po’ strana? Dov’è l’obiettivo?

Osservando bene la vista dall’alto, c’è la strana protuberanza sul davanti che nasconde un obiettivo rotante, indispensabile per realizzare VERE foto PANORAMICHE.

Siamo arrivati al punto: la Horizont è una fotocamera 35 mm. in grado di realizzare VERE foto panoramiche: non basta tagliare sopra e sotto una normale fotografia per avere una foto panoramica. Questa foto mostrerebbe MENO della foto intera mentre una foto panoramica deve mostrare qualcosa di più, altrimenti di che foto panoramica si tratta?

Costruire una fotocamera del genere non è facile: se l’obiettivo gira la pellicola non può restare in piano come di consueto ma si deve trovare lungo una circonferenza uguale ed opposta a quella descritta dall’obiettivo. Ma le complicazioni non sono finite: l’esposizione avviene attraverso una stretta fessura verticale che impressiona la pellicola una porzione dopo l’altra e se il movimento non è fluido e costante si noteranno delle strisce verticali. Variando l’ampiezza della fessura ed il tempo di rotazione si hanno i tempi di otturazione mentre per i diaframmi la soluzione è quella classica, un normalissimo diaframma all’interno dell’obiettivo.

Come dicevo, ho stampato per la prima volta un’immagine da negativo colore.

La cosa non è semplice.

Ho acquistato gli acidi, la carta ed un piccolo ingranditore molto bel fatto.

Gli acidi sono in tre bagni:
• sviluppo a 35,0° per un tempo di 00:45;
• sbianca-fissaggio tra 32,0° e 35,0° per un tempo di 00:45;
• stabilizzatore tra 32,0° e 35,0° per un tempo tra 32,0° e 35,0° per un tempo di 20:00 / 3:00.

La carta è in un pacco da 100 fogli, cm. 24 X cm. 30,5, ogni foglio lucido l’ho tagliato in due.

L’ingranditore è un Drust F30 per fotogrammi non così lunghi, perché è un 24X36.

Mi sono accorto che fogli esposti usando la luce gialla, vengono neri e che quindi questo colore di luce  è molto fotosensibile alla cart

Con la luce rossa invece ci sono problemi minori, perché si crea una leggera velatura.

Prima di tutto va detto chiaramente che il colore si stampa totalmente al buio.

Vincent Van Gogh sperimentò ed utilizzò in maniera estensiva il contrasto creato dai colori complementari nelle sue opere.

Pensaci un attimo: non è un caso trovare nelle sue opere una prevalenza di tinte rosso-verdi, blu-arancioni o ancora giallo-viola.

Pensiamo ad esempio al dipinto “Il caffé di notte” del 1888. In questo quadro domina il contrasto fra rosso e verde e l’utilizzo di questa coppia non fu un semplice esercizio tecnico, ma come descritto dall’autore fu un modo per esprimere le “terribili passioni umane”.

La nostra guida sarà la ruota dei colori:
• Il complementare di un colore primario è un colore secondario.
• Il complementare di un colore secondario è un colore primario.
• Il complementare di un colore terziario è un altro colore terziario.

Il complementare del giallo (primario) è il viola (secondario). Il viola si ottiene con rosso e blu.

Per questo si crea questo particolare effetto nella foto di seguito proposta.

Quello che dovrebbe essere un bianco diventa invece blu, perché impressionato dalla luce gialla.

ho deciso di usare la vecchia Horizont alla mostra di pittura di Spotorno, è la prima immagine a colori che ho stampato

 

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Il mio secondo figlio.

Ho due figli, il secondo è il mandarino

L’ho comprato nel 1990 al Vivaio all’inizio del vialone di Principina a mare (GR).

È un innesto, il tronco è di un’altra pianta e questo lo fa più robusto.

Fa due fioriture all’anno e matura due volte i mandarini.

Ora è il momento di coglierli, lasciando il picciolo al quale è attaccato, un piccolo “segreto” per fa sì che i mandarini durino di più.

È il momento giusto, se li lascio sulla piante diventano acquosi.

Sono piccoli ed un po’ aspiri come piacciono a me.

Non sono Clementine, ma sono simili, hanno uno o due noccioli.

 

non sono Clementine, ma sono simili, hanno uno o due noccioli

 

questa è la residenza invernale del mandarino, che mi sono costruito assembla materiali in commercio

 

Questa è la sua residenza invernale, che mi sono costruito assemblando materiali in commercio.

Ho acquistato una rete verde a maglia quadrata plastificata, un tessuto non tessuto, delle fascette e delle chiusure verdi per bloccare il tessuto non tessuto sulla rete plastificata.

Ho ancorato il cilindro della serra alle bocchette del muro ventilato del portico sotto la terrazza.

Ho comprato un ombrello da serra, con una lunga asta e alto in altezza.

Ho posizionato una prolunga, legata con fascette nere grosse, alla base della pianta.

Ho inserito l’asta dell’ombrello e l’ho legato sempre con le fascette nere alla pianta, in entrambi i casi proteggendo il tronco con due pezzi neri morbidi di materiale soffice.

Con le fascette piccole ho fissato l’ombrello al cilindro, dove il tessuto non tessuto protegge la pianta, lasciandola respirare.

 

con le fascette piccole ho fissato l’ombrello al cilindro, dove il tessuto non tessuto protegge la pianta, lasciandola respirare

 

L’ombrello ha una porta con cerniera per poter innaffiare il mandarino.

Il vaso è sollevato dal pavimento con due mattoni pieni, c’è il sottovaso e poi il vaso del mandarino.

Intorno ci sono dei cubetti bianchi di polistirolo, che mi sono fatto tagliare dall’Espansi Tecnici Srl: lato 8 cm., prezzo €40,00, ordinati il 02/11/2011 e da me ritirati nel loro stabilimento.

Servono per isolare le radici dal freddo, quest’anno no, ma se fa molto freddo appoggio sulla terra del vaso due ceri da Chiesa classici, con il cilindro rosso e la protezione in alto a fori anti vento.

 

l’ombrello ha una porta con cerniera per poter innaffiare il mandarino

questa è la residenza invernale del mandarino, nel portico sotto la terrazza

l’ombrello ha una porta con cerniera per poter innaffiare il mandarino, dall'altro lato a destra

La residenza estiva è invece accanto alla porta del mio ufficio

Lo metto tra la calata della terrazza ed il campanello con targa, dove il mandarino prende luce tutta la mattina senza logicamente protezioni, va innaffiato abbondantemente.

 

la residenza estiva è invece accanto alla porta del mio ufficio, lo metto tra la calata della terrazza ed il campanello con targa

 

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La prima è la più bella.

A sinistra la mia prima macchina fotografica, una Kodak Instamatic.
A destra una macchina a soffietto per rullo 120 perfettamente funzionante.

Due macchine, una di mio padre Lorenzo, l’altra dello zio Fabio, Dom Giovanni, Monaco Olivetano.

L’ultima macchina fotografica di mio padre a rulli 120 è logicamente manuale.

La mia prima lancia Fulvia Coupé “La fanalona”, rossa come questa, con gli sportelli ed i cofani in alluminio.
Questa dell’immagine è il 1.600, io avevo la 1.400 con il blocco motore del 1.600 a 4 marce con la leva del cambio lungo.
Pagata da mio padre £. 500.000,00 quando ho compiuto 18 anni, è quella che volevo.

Questa dell’immagine è la lancia Fulvia Coupé, sponsorizzata Marlboro, che vinceva nei Rally.

Dopo vinceva negli anni successivi la Lancia Stratos.

Questa è la Zagato Giulia TZ4, amo le Lancia, ma questa Alfa Romeo è obiettivamente molto bella.

Questo è il primo ritratto fatto da un pittore, che mi ha fatto Alessandro Grazi ad Headbox S.r.l. il 13/11/2002.

Segue il mio lay-out per Alessandro Grazi Opere a dimensioni naturali per il quadro di Grafica Cubica.
Ci sarà anche un cavallo 🐎 de “I cavalli del Grazi”, Zenzero XII (ci va scritto come fa Alessandro) più il richiamo al mio marchio come da suo disegno a penna del 2002, sia in B&N, che a colori.

Questa è la prima pipa che ho realizzato, che feci a mano, estraendo il ciocco di scopo maschio dal bosco e facendolo bollire per 2 giorni per togliere il tannino.

Questa pipa ha decorazioni arabe in argento, me l’hanno regalata le mie zie Luisa, Caterina (detta Teta) e Giovanna Ponticelli.

Questa è la mia collezione di pipe che ho in ufficio: Savinelli, Brebbia, Peterson, alcuni artigiani ed una pipa elettronica manuale.

Il mio primo gilet fatto a mano dal sarto Vinicio, realizzato con una sciarpa di Missoni.

Il gilet sotto una mia giacca Lebole di colore grigio.

Il mio primo stereo completo Pioneer molto potente con 2 casse, piatto, radio, amplificatore, equalizzatore, doppia cassetta audio anche per duplicatore e CD audio con caricatore di 6 CD per molte ore di ascolto.

La mia caffettiera preferita, la Napoletana con polvere di caffè Fiorella macinata più grossa.

Il porta cornice dell’Istrice fatto totalmente a mano, con cottura di ogni singolo pezzo poi montati manualmente.

 

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