Castellina in Chianti e dintorni.

Radda in Chianti: capitale del Chianti Classico

termometro e direzione del vento per giardino

 

oggetti di ulivo

 

palazzo a Radda in Chianti, capitale del Chianti Classico

 

i Cicciaio

 

Relais Vignale

Radda, il cui nome sembra avere origini tedesche – conosciuta inizialmente come Ratti, prima di divenire Radda in Chianti – affonda le sue radici fino agli antichi insediamenti del 2000 AC: alcuni scavi archeologici, infatti, testimoniano la presenza di di abitanti transitori, migranti, forse inizialmente pastori con le loro pecore, che si spostavano da un’area verde all’altra, tradizione che si è tramandata fino a ben 60 anni fa.

Sono stati recuperati anche diversi manufatti che parlano di un’occupazione dopo la caduta dell’Impero Romano e di una fortificazione etrusca, avamposto dell’area ben più conosciuta di Fiesole.

Il nucleo medievale con il suo castello era parte dei possedimenti dei Conti Guidi, anche se non riuscirono ad offrire protezione sufficiente contro le costanti invasioni di Siena. Verso la metà del 1200, Radda venne riconosciuta come il quartier generale della Lega del Chianti, molto prima che questa cominciasse a commerciare vino…anche se, a dirla tutta, alcuni documenti testimoniano come quest’area esportasse vino in Inghilterra già nel 1600 e come gli etruschi 2300 anni fa coltivassero vitigni.

Dopo l’eclatante sconfitta durante la battaglia di Montaperti, Firenze decise che la Lega avrebbe dovuto creare una forza armata militare per proteggerne i confini.

Castellina, Radda e Gaiole furono raggruppate insieme sotto il dominio fiorentino, scegliendo Radda come capoluogo dell’intera area. Firenze inviò Francesco Ferruccio, un condottiero, come Podestà nel 1527 per rinforzare la sua posizione, evento celebrato ancora oggi a Radda.

La pace, ad ogni modo, non fu così immediata, almeno fino a quando Siena non fu incorporata nella Repubblica Fiorentina: molte furono le volte, infatti, in cui la cittadina di Radda, dalla posizione particolarmente strategica, fu minacciata e devastata dalle truppe nemiche.

Con la fine del conflitto tra queste due potenti città, l’importanza militare di Radda svanì, favorendo la trasformazione dei castelli e delle fortificazioni in ville ed abitazioni, che ancora oggi caratterizzano il paesaggio che circonda Radda in Chianti.

Lecchi ed il castello di Monteluco

Lecchi ed il castello di Monteluco

 

Lecchi ed il castello di Monteluco

 

paesaggio di Lecchi

 

paesaggio di Lecchi

La storia della frazione di Lecchi è legata a quella del castello di Monteluco, detto proprio Monteluco a Lecchi, donato dal marchese Ugo alla badia di San Michele a Marturi nel 998 e compreso tra i castelli ceduti dai Senesi a Firenze nel 1176.

Un privilegio dell’imperatore Enrico VI del 1167 ribadisce la proprietà del castello a Ranieri Ricasoli, poi confermata da Ottone IV nel 1210.

Tuttavia, su Monteluco ebbero dominio anche la famiglia nobile di Cacchiano, almeno fino al XIV secolo.

Lecchi nacque come corte di questo castello, sviluppatasi intorno alla canonica di San Martino, documentata sin dalla fine del XIII secolo.

La prima sicura memoria di Monteluco la troviamo nel 1176, quando è tra i castelli che i senesi dovettero cedere a Firenze.

Divenne possesso dei Ricasoli di Cacchiano nel 1182, quando fu loro ceduto dall’abate di Coltibuono, possesso confermato da Enrico VI nel 1197, anche se per molti anni continuò ad esercitare un controllo su questa zona quel Guarnellotto Mazzalombardi, che Federico I aveva estromesso da Campi e da Tornano finché nel 1229 Firenze promise tanto a Guarnellotto che a Diotisalvi Ricasoli di restituire loro le torri di Monteluco, una volta terminata la guerra con Siena.

Infatti, per la sua posizione strategica, Monteluco non cessò mai di essere molestato dai Senesi, che non sapevano rassegnarsi a rinunciarci.

Oggi il castello si compone di due nuclei ben distinti: un avamposto più basso, lungo la strada di accesso, in forma di poderoso torrione in pietra con numerose aperture; sulla vetta è un grosso complesso che si svolge attorno a un cortile, al quale si accede per un elegante arco in pietra e mattoni; nel corpo di fabbrica a destra sono i resti di un apparato a sporgere in un angolo, mentre il corpo di fabbrica a sinistra dà l’impressione di essere stato un mastio.

L’insieme di questi edifici era poi difeso da una cinta di mura, della quale si conservavano vari tratti.

Tutto il complesso è stato recentemente restaurato, dopo Lecchi si sale rapidamente con magnifica vista su Monteluco, sulla valle e sui monti attorno.

Giunti al culmine della salita, una breve deviazione a sinistra conduce ad AMA, castello attestato nei primi decenni del sec. XIII come dominio di un ramo dei Ricasoli.

Gaiole in Chianti

fontana di Gaiole in Chianti

 

gallo di Gaiole in Chianti

 

pievi e castelli

Gaiole in Chianti è un comune italiano di 2.592 abitanti della provincia di Siena in Toscana, il comune è situato fra le Colline del Chianti.

Il territorio comunale di Gaiole in Chianti si estende per 128,99 km² in un’area prevalentemente collinare che partendo dai Monti del Chianti digrada verso la valle dell’Arbia.

Il dislivello altimetrico va da un minimo di 215 m s.l.m. nei pressi di Pianella fino ad un massimo di 839 m s.l.m. nei pressi di Monteluco TV; il capoluogo è posto a quota 356 m.

Confina con i comuni di Cavriglia, Montevarchi, Bucine, Castelnuovo Berardenga e Radda in Chianti.

Il toponimo è attestato storicamente come Cajolum e Gajolae; l’origine è dibattuta ma è stato proposto gariola, nome medievale della ghiandaia.

Un’altra possibilità è che derivi da un nome prediale latino Carianus, dal nome personale Carius, attraverso Carianulae, Caiaule.

La storia di Gaiole in Chianti è strettamente legata alla sua posizione di nodo viario nelle comunicazioni tra il Chianti e il Valdarno superiore. Grazie a ciò divenne la sede del mercato dei vicini castelli.

Il suo primo ricordo si trova in una carta della Badia a Coltibuono risalente al 1086 ed a quell’epoca gli abitanti dei vicini castelli di Vertine, Montegrossi e San Donato in Perano iniziarono ad incontrarsi sul fondovalle, lungo il torrente Massellone per scambiarsi le merci; inizialmente il mercato era situato ai piedi del castello di Barbischio. Il mercato di Gaiole è citato in atti notarili fin dal 1215.

Nel XIV secolo Gaiole e la sua comunità entrarono a far parte della Lega del Chianti. Ancora nel XVIII secolo il mercato di Gaiole era un importante avvenimento per la zona come testimoniò nelle sue relazioni il granduca Pietro Leopoldo a seguito della visita fatta nel luglio 1773.

Fino all’inizio del XIX secolo amministrativamente faceva parte della provincia di Firenze ma in epoca napoleonica, durante il Regno d’Etruria, venne inserito nel Dipartimento Senese e in provincia di Siena rimane tuttora. Per molti anni fu sindaco Bettino Ricasoli.

Nonostante tutto, al plebiscito del 1860 per l’annessione della Toscana alla Sardegna i “sì” non ottennero la maggioranza degli aventi diritto, con un astensionismo da record, sintomo dell’opposizione all’annessione.

Dopo la seconda guerra mondiale il territorio comunale fu investito dal fenomeno dello spopolamento delle campagne ma a partire dalla fine degli anni settanta le ex-case coloniche sono state progressivamente restaurate e oggi sono sede di agriturismi, e il turismo enogastronomico è la principale fonte di ricchezza per il territorio.

Osteria al Ponte a Gaiole in Chianti

ponte a Gaiole in Chianti

 

menù Osteria al Ponte

 

pane e pepe Osteria al Ponte

 

<<Ribollita>> all'Osteria al Ponte

 

pane all'Osteria al Ponte

 

<<Ribollita>> e vino rosso all'Osteria al Ponte

 

murale nell'Osteria al Ponte

 

<<Ribollita>> e pane all'Osteria al Ponte

Il menu propone autentici piatti della cucina italiana in questo ristorante.

Prova a cambiare il tuo pasto tradizionale e assaggia gli ineguagliabili pappardelle, tagliatelle e ragù al ristorante Osteria al Ponte.

È ora di provare i loro curatissimi panna cotta, budino di uova e tiramisù.

Gli ospiti vengono in questo locale per ordinare dei deliziosi chianti, cordiale o grappa, degusta il fantastico caffè.

L’atmosfera ospitale di questo posto dipende in larga misura dal personale, che qui è davvero simpatico.

Il veloce servizio ti metterà a tuo agio.

Il motto di questo ristorante è prezzi popolari per pasti deliziosi.

Parecchi critici hanno notato che l’atmosfera sia esotica qui.

Gli utenti di Google che visitano Osteria al Ponte affermano che il punteggio più corretto è di 4.3.

 

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Turista in Patria a Siena.

Ho comprato tante cose mangereccie veramente buone

Giovedì scorso sono andato in centro, lasciando l’auto al parcheggio dello Stadio di Calcio, detto appunto “Il pallone“, erano le 10:23.

La strada dell’andata

Sono andato alla Gioielleria Scali in Banchi di Sotto a ritirare degli anelli che avevo portato a sistemare, perché mi stavano larghi da quando sono dimagrito.

Gioielleria Scali in Banchi di Sotto 41 a Siena

Ho fatto una buona colazione a La bottega del caffè in Banchi di Sotto con un ciaccino al crudo e mozzarella, un’acqua gassata ed un caffè lungo in vetro.

Ho risalito il Corso di Siena, ho proseguito fino a La Costarella, ho girato  in direzione  Battistero, ma  ho preso via Monna Agnese, una bella salita, che ho fatto in due round con una pausa.

Sono andato all’Antica farmacia Quattro Cantoni in via San Pietro per ritirare una preparazione galenica, una crema contro geloni.

Antica farmacia Quattro Cantoni in via San Pietro 4 a Siena

La strada del ritorno

Al ritorno ho fatto la stessa strada, via del Capitano poi costeggiando la Cattedrale  sono arrivato all’arco accanto all’Opera del Duomo, ed ho ripreso via Monna Agnese in discesa.

Mi sono fermato all’inizio delle scale che scendono al Battistero ed ho scattato queste foto come un “Turista in Patria“.

scale che scendono al Battistero di Siena

Dalla porta che si apre nella parete nord del “Duomo Nuovo” (il mai compiuto progetto di ampliamento della cattedrale), costruita da Giovanni di Agostino.

parete nord del "Duomo Nuovo" di Siena

Una ripida scalinata marmorea conduce verso piazza San Giovanni, collegando la cattedrale con la cripta e il battistero.

ripida scalinata marmorea conduce verso piazza San Giovanni collegando la cattedrale con la cripta e il battistero

La scalinata venne realizzata nel 1451 su progetto di Giovanni Sabatelli, su uno dei primi gradini dall’alto una croce scolpita ricorda una leggenda legata a Santa Caterina da Siena, che qui sarebbe caduta per una spinta del diavolo.

una leggenda legata a Santa Caterina da Siena dice che qui la Santa sarebbe caduta per una spinta del diavolo

Ho risalito il Corso, Banchi di Sopra e in via Pianigiani sono entrato al Panificio Menchetti per comprare il pane di farro e segale.

pane di farro e segale

Ciaccino all’olio.

ciaccino all'olio

Frittelle alla crema.

frittelle alla crema

Uscendo dal negozio ho comprato il Panforte al cioccolato al Consorzio Agrario di Siena.

Panforte al cioccolato

Sono tornato a Il Pallone e sono risalito in macchina alle ore 12:25.

Due ore di camminata con varie soste soprattutto mangereccie!

 

©2022 G.P. Comunicazione – Siena

Blogger Giuseppe Ponticelli e Copyright Agnese Ponticelli (che ha rivisto le bozze del fratello)

 

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04 luglio 2021: Site Transitoire, un luogo magico nelle Crete senesi.

Il Site Transitoire è un’opera d’arte, immersa nelle Creti senesi tra le Località di Leonina e Mucigliani, nel comune di Asciano.

Nel 1993 l’artista francese Jean-Paul Philippe realizzò questa scultura in pietra, composta da differenti componenti: una seduta che accoglie il viandante, il quale può scegliere liberamente se stare seduto, alzato o sdraiato e una grande finestra all’interno della quale, la luce solare si concentra durante il tramonto in occasione del solstizio d’estate. Proprio durante il giorno del solstizio d’estate il sole tramonta nell’appiombo della grande finestra in pietra, creando uno spettacolo veramente incantevole.

L’opera è collocata in un luogo silenzioso, in cui arte e natura si incrociano, generando un’ incredibile vista sulle Crete senesi.

L’artista racconta così la sua opera: “Compiendo quel gesto, installando quelle pietre, mi resi conto che disegnavano nella luce e nello spazio i limiti di una casa: una dimora senza mura e dalla soglia invisibile. A terra alcune lastre, una sedia per accogliere il passante, un banco, una finestra e per tetto la volta celeste”.

Tratto da www.terredisiena.it.

Una scultura permanente e transitoria insieme, un’installazione in continuo dialogo con la natura in cui è immersa: <<Una casa>>, ha scritto Frank Lloyd Wright , <<non deve mai essere “su” una collina o “su” qualsiasi altra cosa. Deve essere “della” collina, appartenerle, in modo tale che collina e casa possano vivere insieme, ciascuna delle due più felice per merito dell’altra>>.

Tratto da www.italianways.com.

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Turisti in patria: appunti di un pomeriggio piacevole.

Sabato 12 giugno sono stato a Monteriggioni insieme ad una delle mie due sorelle, Teresa da poco trasferitasi a Siena (riconoscibile dai capelli rossi) ed a mia cugina Giulia che abita a Milano.

È sempre interessante rivisitare luoghi anche vicini a Siena, sono stati un pomeriggio ed una serata molto piacevoli.

L’ultima volta che sono stato a Monteriggioni è stato alcuni anni fa per la “Festa Medievale”, che c’è tutti gli anni a luglio.

Abbiamo percorso i due camminamenti sulla cinta muraria ed abbiamo visitato il piccolo museo “Monteriggioni in Arme” che, attraverso modelli, pannelli ed armature a grandezza naturale, ripercorre in maniera divertente il glorioso passato medievale del borgo.

Non a caso c’era anche l’intervento di Alessandro Barbero su Dante Alighieri.

La gente faceva la fila per farsi fare una dedica, non solo sul suo ultimo libro su Dante, ma anche su altri libri sempre dell’autore, come è il caso dell’immagine nella gallery.

Era ospite del Comune come esperto del medioevo e storico, che ha molto seguito di pubblico, perché sa comunicare la cultura appassionando la gente comune.

Ieri sera, al castello di Monteriggioni, “piazza Roma” è stata ribattezzata “piazza Dante”, in occasione dei 700 anni dalla morte del sommo poeta.

Abbiamo preso un aperitivo in piazza dove si era concluso da poco l’intervento di Alessandro Barbero in presenza di un pubblico numeroso.

Ci siamo spostati a Castellina in Chianti per la cena.

Un antipasto per tre (che in realtà era per uno), un primo sfizioso ed il dessert che è stata la portata migliore, con acqua minerale gassata ed un vino bianco fresco a temperatura giusta, una vernaccia di San Gimignano decisamente particolare e diversa dal solito.

 

 

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