Amore per l'arte aficana

Le maschere a Siena

Sono stato in Nigeria con mia moglie Sonia nell’estate del 2010 e siamo tornati a Siena con delle statue di legno e dei corni, alcuni li abbiamo regalati.

Sabato 18 febbraio alle ore 17:30 è stata inaugurata una mostra di maschere di Fabio Razzi da Biovita in strada Massetana Romana 54 a Siena, l’esposizione continua in questi giorni.

C’erano le Percussioni della Montagnola, che suonavano i tamburi.

L’arte africana è l’arte prodotta nel continente africano, dalla nascita dell’uomo all’età contemporanea.

Benché molto variegata, l’arte dell’Africa è spesso accomunata da un forte senso religioso, legato allo spiritualismo delle differenti fedi locali. I colori maggiormente impiegati sono il rosso, simbolo della fecondità e della vita, il bianco ed il nero, rappresentando la vita eterna e l’oscurità. Agli inizi del XX secolo molti artisti europei d’avanguardia cominciarono a riunire maschere e statue africane: generalmente tralasciarono i tratti simbolici espressivi, il mito religioso e l’ideologia ed interpretarono soltanto il loro aspetto esteriore, l’estetica dei piani e dei volumi. Generalmente la rappresentazione del mito non è consistita in un’immagine fantasiosa della divinità, ma piuttosto in figure reali, che comprendono quelle ancestrali, oppure nelle maschere, usate nei riti protettivi dalle difficoltà della vita e nelle funzioni civili. Gli esponenti del movimento fauvista come André Derain, Henri Matisse e Maurice de Vlaminck furono i primi ammiratori dell’arte africana. Da allora l’influenza di questa arte determinerà in maniera definitiva qualsiasi tentativo di rinnovamento plastico.

Le “Arti Negre”, termine col il quale venivano identificate in generale le arti tribali provenienti dal continente africano e da quello oceanico, avviarono nella prima metà del XX secolo, una serie di polemiche tra artisti e storici dell’arte europea, favorendo presto un inevitabile processo di rivoluzione nelle arti plastiche.

La ricerca di nuove soluzioni prospettiche ispirata da correnti come il Cubismo, l’Espressionismo tedesco, il Futurismo italiano e il Fauvismo francese trovò nell’Arte Africana un insegnamento di vitale importanza.

In particolare il Cubismo, desideroso di emanciparsi dagli schemi classici di rappresentazione, e nell’essenziale preoccupazione di organizzare i volumi per esprimere un nuovo senso di “tridimensionalità” nell’opera, trova nella plastica africana quel concetto di equilibrio, che lontano da una logica estetica , si accorda ad un intimo ordine logico, in una armoniosa unità delle parti.

Le mostre universali sul colonialismo di Bruxelles del 1897, quella di Parigi del 1907(e successivamente nel 1917 e 1919), avevano influenzato i più importanti artisti europei, invogliandoli a collezionare oggetti africani come fonte di ispirazione per la realizzazione di nuove opere.

Primo fra tutti, Pablo Picasso, il quale visitando le numerose mostre, aveva subìto inevitabilmente il fascino magnetico delle “maschere-feticcio” provenienti dal continente nero, ma prima ancora Henri Matisse, tra i Fauve il primo ad avere riconosciuto nell’arte nera una forza ed un’essenza formale di estremità assoluta.

Presto anche in Italia nasce l’esigenza di superare le Avanguardie storiche, per ritornare alla tradizione, semplificando gli schemi attraverso una sintesi primitiva che prendeva spunto proprio dall’arte nera.

Taggato , , , , ,

Informazioni su Giuseppe Ponticelli

2 pensieri su “Le maschere a Siena

  1. Le maschere sono originali e molto espressive. Complimenti ai curatori della mostra, e grazie per l’interessante excursus sull’arte africana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *