A cavallo nel Parco Regionale della Maremma e negli stradoni di Alberese.

Il 4 settembre sono andato in passeggiata di 2 ore e mezzo al Parco Regionale della Maremma ad Alberese.

La nostra guida è stata Margherita Barco ed ho mo montato il cavallo maremmano Lupo sellato con una Scafarda.

Siamo partiti e tornati all’agriturismo Il Gelsomino, passando per sentieri con sassi e campi dove era stato tagliato e raccolto il fieno, abbiamo visto da vicino mucche maremmane e da lontano fattrici sempre maremmane al pascolo.

Nella cartografia della zona compresa tra il Parco dell’Uccellina e i confini meridionali della Toscana sono elencate le principali torri costiere con l’esclusione di quelle ormai dirute.

Nel XV secolo la minaccia sempre crescente della potenza turca fu una delle maggiori preoccupazioni per i sovrani occidentali in quanto la pirateria faceva parte della politica marinara di queste popolazioni. I pirati infatti avevano l’obbligo di dividere il bottino con il loro governo, pertanto questa attività rappresentava per esso uno dei maggiori cespiti di guadagno; inoltre, va considerato che i pirati non si limitavano ad assalire le navi, ma facevano anche scorrerie e razzie sulla terraferma. Queste incursioni durarono, anche se con minore intensità, fino a tutto il XVIII secolo.

Il principio difensivo più valido, adottato fin dall’epoca romana, continuava a essere quello delle torri di avvistamento, ma, durante la dominazione senese, in questa zona ne erano state costruite ben poche. In territorio spagnolo le prime iniziative di protezione dalla pirateria furono promosse fin dai tempi della guerra fra Carlo V e Francesco I.

Nel Comune di Grosseto, vicino alla foce dell’Ombrone, troviamo la torre della Trappola e il Ridotto di Bocca d’Ombrone e scendendo verso sud, nella zona montuosa, le torri di Castelmarino, Collelungo e S. Rabano che fa parte del complesso monastico.

Ci sono molte altre torri in più Comuni del grossetano.

Tratto da: https://parco-maremma.it/conosci-il-parco/la-storia/torri/

 

 

 

Il 9 settembre sono andato con Margherita Barco per 1 ora a fare una passeggiata negli stradoni, che passano al margine dei campi dove è stato raccolto il fieno.
Ho montato ancora Lupo con la Scafarda.

Al ritorno Margherita ha portato fuori sempre per un’ora una ragazzina.

I cavalli dell’agriturismo “Il Gelsomino” sono veramente molto tranquilli, adatti a tutti.

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Seconda giornata con Montana.

A Siena, dove vivo e lavoro, il cavallo è una vera passione essendoci il Palio.

A Grosseto, dove sono nato, c’è la cultura del cavallo maremmano.

In altre città c’è un’attenzione particolare verso questo nobile sport.

Questo articolo ha la finalità di avvicinare altre persone a questa bellissima attività.

Ringrazio i miei clienti di poter fare un lavoro che mi piace e mi appassiona.

Sono un Art Director iscritto ad Apicom Toscana, un blogger ed un fotografo di Still life della G.P. Comunicazione.

Il Gelsomino, seconda giornata a cavallo 🏇

Giuseppe e Montana nel rettangolo

Nel rettangolo con Montana

Short video ravvicinato di Giuseppe e Montana

Video 📼 a cavallo 🏇

Slalom tra i birilli

Sei recinti per i cavalli 🐎

https://youtu.be/8D_FeDLz3Aw

Montana fa la doccia

Montana viene messa al sole

Preparazione dei box

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Giornata a cavallo ad Alberese.

Sono stato benissimo, la schiena non mi ha fatto mai male, è che non ho voluto esagerare la prima volta e quindi ho fatto 40 minuti al passo. È un movimento ottimo per sciogliere la schiena. Tornerò molto volentieri, fanno maneggio e passeggiate di due ore nel parco anche di inverno, primavera e autunno. La mattina del 14 agosto alle 10:30 al sole ☀️ nel rettangolo faceva molto caldo, almeno 33 gradi, precipiti di più! Ora pranzo 🥙 alla spiaggia 🏖 e più tardi pubblico su Facebook le photo promesse!

 

 

Eleganti! Ora ti manca il cavallo!
Sì, lo voglio comprare👌 sono contento 🙃 domani alle ore 9:30 vado a cavallo 🏇 ad Alberese!
Agriturismo Il Gelsomino (Via Strada Del Barbicato 4, Alberese, Toscana, 58010 Grosseto).
Prenotato la “lezione” per un’ora nel rettangolo €25,00 nella 🏠 loro fattoria!

 

 

Vestizione del “buttero”! Oggi a cavallo 🏇 ad Alberese!

 

 

Montana viene sellata e portata nel rettangolo!

 

 

Monterò Montana con la Scafarda!

 

 

Non montavo a cavallo 🏇 da tanti anni, sono stato bene 😌 perché ero nel mio habitat!

 

 

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Palio straordinario 2021.

Palio straordinario, cosa vorrebbero le norme: in Piazza in 5mila tutti seduti, green pass dietro al cavallo

“Non ci sono le condizioni che ci consentano di il Palio straordinario”. Lo ha detto il sindaco di Siena Luigi De Mossi al termine dell’incontro che ha avuto il 14 agosto pomeriggio nella sede della prefettura con prefetto Maria Forte e con il questore Costantino Capuano.

Oggetto appunto l’organizzazione di una corsa straordinaria per la fine di settembre dopo lo stop a quelle di luglio e di agosto. “Davanti ad una norma che prevede delle limitazioni molto stringenti – ha aggiunto De Mossi – sono state valutate quelle che possono essere le deroghe che bisogna ce le dica il governo. In questo momento non possiamo organizzare la nostra festa – ha proseguito il sindaco – la normativa è rigida, studiata per altre realtà, non quella del Palio che è una festa di popolo, di libertà. Siamo consapevoli di ciò che sta succedendo in questo momento, ma se di deve organizzare una cosa completamente diversa ritengo sia meglio non farla. E poi ci si è messa anche la variante Delta che nessuno si aspettava e che ci sta destabilizzando”.

Siena, 14 agosto 2021
© La Nazione

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Quali sono i costi per tenere un cavallo?

Il cavallo maremmano mi costerebbe €1.500,00, un cavallo di 10 anni bolso, cioè con la tosse, preso al deposito dell’allevamento quadrupedi di Grosseto.
Non c’è cura, basta dargli il fieno bagnato, io ci dovrei fare solo le passeggiate, ho la schiena con vari problemi e l’ortopedico mi ha detto di andare solo al passo.

La sella, una buona bardella, mi costerebbe €200,00, più circa €100,00 di sellaio per rimettere a posto qualche piccolo difetto.

Le spese vive sarebbero:
– fieno ogni mese €60,00 / €80,00 a secondo la qualità, se fieno è buono non serve alcun mangime in più;
– maniscalco €70,00 ogni 60 giorni;
– veterinario, ogni anno, per il vaccino €50,00.

L’assicurazione per la RC costa, a seconda delle compagnie, €100,00 / €120,00 come estensione della polizza del capofamiglia, che già pago €80,00 all’anno, in sostanza spenderei in più €20,00 / €40,00.

I costi vivi mensili sono in media circa €110,00, il costo variabile è quello per tenere il cavallo in un posto adeguato da prendere in affitto.

© photo Giuseppe Ponticelli – evento in una fattoria ad Alberese del 27/07/2005.

 

 

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Ho ritrovato un caro amico, Fabio Sabatini.

Sono nato nel 1961, a 16 anni, nel 1977, conoscevo di già Fabio Sabatini, ne sono certo perché avevo in doma Rodeo, che Fabio mi chiese di montare.
Lui aveva una selleria a Grosseto e ci siamo conosciuti perché io mi servivo da lui.

L’ho rincontrato quest’anno, dopo circa 45 anni.
La passione per il cavallo è rimasta viva in entrambi.

Fabio Sabatini, Luca Merelli e Daniele Rombai vanno a cavallo insieme, hanno in totale 5 cavalli, di cui 3 di Luca.
Li ho conosciuti e vorrei unirmi a loro, a cavallo svolgono servizi molto interessanti.

Sono stato a trovarli dove tengono i cavalli.
Fabio ha ancora molte selle da vendere.

Ci siamo incontrati lo scorso fine settimana, il pomeriggio tardi, prima di cena, io e Fabio abbiamo preso un gelato esagerato al “Polypus Bar” a Principina a mare.
Fabio mi ha regalato dei bellissimi stivali in pelle fatti a mano, che io a mia volta ho regalato a mio figlio Daniel.

 

 

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La scafarda, la sella Del Frate.

La scafarda (questo termine è di origine incerta. Si può ipotizzare che provenga da scaffare: cadere dall’arcione, per il riferimento a quest’ultimo).

Immagine tratta da Il Cavallo Maremmano tradizionale.

Giuseppe Ponticelli a 16 anni monta Rodeo in doma.

Giornale militare, atto n. 11 del 7 gennaio 1903: denominazione della sella regolamentare per truppe di cavalleria. “Questo ministero ha stabilito che l’attuale sella regolamentare per truppe di cavalleria assuma la denominazione di sella cavalleria modello Del Frate”. Firmato: il Ministro della guerra Ottolenghi.

Questo scarno comunicato sanciva ufficialmente la paternità del colonnello Settimio Del Frate, che aveva proposto i più recenti aggiornamenti della sella. Durante la sua carriera nell’Arma di cavalleria, il colonnello si è dedicato in particolare a perfezionare l’equipaggiamento del cavalleggero, ma il suo capolavoro rimane il perfezionamento della sella che porta il suo nome ed in particolare l’arcione, realizzato così perfettamente da restare ancora oggi insuperato. È infatti concepito in modo da costituire un supporto a due cuscini sottobanda con grande superficie di appoggio, capaci di distribuire uniformemente il peso sulla schiena del cavallo, lasciando al tempo stesso libero il garrese e permettendo così il passaggio dell’aria nella parte superiore della schiena dell’animale.

La sella Del Frate fu ulteriormente modificata nel 1916, quando l’arcione composto di 4 elementi fu sostituito con uno dalla forma immutata ma realizzato con 9 elementi ad incastro. Gli arcioni erano disponibili in diverse misure, da 1 a 4, e nelle versioni S (stretto) e L (largo), che indicavano la lunghezza degli archi e l’inclinazione delle palette dell’arcione. La modifica più rilevante fu però nella sagomatura dei cuscini sottobanda, che vennero allungati nella parte anteriore permettendo alla sella di scivolare maggiormente verso la spalla del cavallo.

Questa bardatura, chiamata anche sella da batteria, è stata concepita per attività belliche, doveva dunque consentire l’affardellamento, grazie anche a bisacce laterali, di tutto il corredo del cavalleggero. Dopo la fine della seconda guerra mondiale la sella della cavalleria è andata in pensione, anche se non ufficialmente. Ma, prima ancora che avesse terminato la carriera militare, ne ha iniziata un’altra, forse ancora più brillante: risale infatti agli anni ’20 il primo approccio dei butteri con questa sella, avvenuto nell’allora Regio Deposito Stalloni dell’Esercito, situato alle porte di Grosseto e dove erano occupati alcuni butteri. Del resto, una sella di tale qualità non poteva non affermarsi: meno professionale e più versatile della sella col pallino, più duratura e confortevole della bardella, la scafarda si situava tra le due anche nel costo.

Ogni selleria ne propose una versione, con modifiche marginali rispetto al modello Del Frate; venne  migliorata la qualità dei materiali, impiegando vacchetta pesante e modificata la realizzazione dei cuscini, in particolare aumentandone l’imbottitura e proteggendone col cuoio la parte più esposta. Sul finire degli anni ’50, poi, venne sostituito il sottopancia a fibbie con quello a giro, ritenuto più sicuro. Questa sella, la cui culla di espansione rimane il grossetano, non si è invece affermata nella Maremma laziale che, del resto, è la patria della bardella, sua grande concorrente. Ciononostante proprio i sellai di Tolfa, noti per le bardelle, propongono oggi una versione della scafarda rivisitata alla maniera laziale: imbottitura di borra anziché di crino vegetale o animale.

Dopo il favore dei butteri, la scafarda sella sembra oggi in grado di guadagnarsi anche quello di un più vasto mercato amatoriale, date le sue qualità che la rendono eccezionale in campagna e nel trekking.

Testo tratto da Associazione Nazionale Allevatori Cavallo di Razza Maremmana.

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Il cavallo maremmano: Rodeo e Zenzero.

Il cavallo è stata una passione che ho avuto da sempre, iniziai che ero un ragazzo.

In questa immagine del 2004 siamo in pineta nel tondino, Daniel, Sonia, Rodeo ed io, Giuseppe.

A 16 anni montavo Rodeo, un castrone maremmano dell’allevamento della famiglia Ponticelli de “Le Strillaie” a Principina a mare.

Queste 3 immagini mi ritraggono quando Rodeo era in doma e lo facevo girare nel tondino prima di sellarlo con la scafarda, una sella di origini militari dei butteri solo della Maremma grossetana.

Chi lo doveva domare fu disarcionato in malo modo e si mise paura, non lo montò più.

Mi accorsi che non lo facevano mangiare di proposito, in modo che non avesse tante energie e lo dissi a mio zio Paolo.

Lo portammo da Giuliana Ponticelli a “La Trappola”, mia biscugina, che aveva un allevamento prestigioso di cavalli maremmani.

Il buttero di Giuliana non voleva inizialmente montare un cavallo scartato da altri.

Lo mise nella stalla e gli dette da mangiare, trattandolo con rispetto.

Rodeo non gli fece nessuno scherzo e venne utilizzato a lungo per lavorare il bestiame in azienda.

Ci fu restituito e lo montavo sempre con tantissimo piacere.

Era un cavallo da macchia, che facilmente entrava nell’acqua.

Ci allenammo gradatamente ed alla fine lo montavo tutti i sabati, andavamo a Castiglione della Pescaia partendo da Principina a Mare solo di inverno, anche quando pioveva, con un galoppo continuo, andata e ritorno in 3 ore passando dalla pineta.

Io avevo un cappello, il mio eskimo verde, pantaloni da cavallo fatti da una sarta di Alberese per i butteri maremmani e degli stivali in cuoio.

Rodeo aveva un morso intero maremmano con una guida a mazzetto e la sella era una bardella (deriva dall’arabo bardaah, sella senza arcione), per eccellenza quella dei butteri della Maremma soprattutto laziale, ma anche grossetana.

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Quest’altra immagine mi ritrae con Zenzero ancora puledro, qui siamo a Canino alla mostra del cavallo maremmano, il diploma è dell’associazione di cui facevo parte come allevatore.

Zenzero era nato in azienda a “Le Strillaie”, ma era un cavallo diverso dagli altri da noi allevati.

Da puledro era molto slanciato, ma soprattutto più alto degli altri. I cavalli maremmani sono di 2 tipi diversi: non tanto alti oppure quando crescono diventano imponenti come Zenzero.

Da quando era nato lo accudivo io e quindi quando lo portai in doma non fece alcuno scherzo, mi fu ridato, lo cavalcavo con il morso intero ed il cavazione da doma per abituarlo alla guida a mazzetto.

Era però un cavallo impegnativo, per salire dovevo trovare un tronco o qualcosa su cui montare per essere più alto ed era molto veloce.

Anche se era un castrone, mi disarcionò nel tondino, perché sentiva le cavalle in calore, passai un estate a letto per una sospetta frattura del coccige.

Quando smisi di cavalcare per le condizioni della mia schiena, lo vendetti.

Il nuovo proprietario non fece il passaggio in associazione e quindi dovetti restituire il contributo economico che avevo ricevuto come allevatore del cavallo maremmano, una razza protetta.

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