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Pipa

Blocchetti di radica, grezzo e sbozzato
blocchetti di radica, grezzo e sbozzato
LA RADICA:
Blocchetti di radica grezzo e sbozzato

L’Erica è una pianta appartenente alla famiglia delle ericacee, che comprende addirittura altre ottocento specie, la maggior parte nell’Africa meridionale ed alcune decine nelle regioni mediterranee, Europa occidentale ed Azzorre. Nelle regioni mediterranee queste piante costituiscono una buona parte della macchia mediterranea che in particolare è caratterizzata da sette speci di Erica.
Tra queste l’Erica Arborea, detta “scopa maschio”, è un arbusto alto da uno a sei metri: sotto terra sviluppa un apparato radicale suddiviso in “radici femminine”, se in senso trasversale, e “mascoline”, se in quello longitudinale.
In presenza di un terreno asciutto, duro e drenante, la radice principale “maschia”, detta “ciocco”, ha uno sviluppo maggiore a scapito delle radici secondarie e assume una forma abbastanza sferica.
Di nostro interesse non sono le piante cespugliose, ma l’Erica Arborea formata da un solo fusto.
Il ciocco si estrae dal terreno durante il periodo di riposo della vegetazione subito dopo il taglio del ceduo; esiste un attrezzo particolare per tale operazione denominato “marra-scure”, una specie di zappa dotata di una piccole scure, la prima per liberare il ciocco dal terreno, la seconda per ripulirlo dalle parti irregolari.
Il ciocco appena estratto dal terreno deve essere trattato il prima possibile per evitare che un eventuale essiccamento a causa dell’esposizione all’aria determini fessurazioni o spaccature vere e proprie.
Se non fosse possibile trattare subito il ciocco, questo deve essere sotterrato in una buca e ricoperto da circa venti centimetri di terra fresca mista ad “humus” e ramaglie per preservarlo intatto.

 

Tornio a legno ed utensili
tornio a legno ed utensili
IL TRATTAMENTO:
Tornio a legno ed utensiliIl ciocco ancora umido deve essere tagliato in piccoli parallelepipedi, le cui dimensioni determinano la grandezza della futura pipa, facendo attenzione a rispettare nel taglio l’andamento delle venature della radica

A questo punto i blocchetti di radica devono essere introdotti in una grossa pentola, ad esempio del tipo di quelle usate per le conserve di pomodoro, pentola riempita d’acqua a temperatura ambiente e posta sopra un fornello da campeggio a gas.
I blocchetti di radica hanno infatti un elevato contenuto di “tannino” che è necessario eliminare assieme ad altri umori per evitare durante la successiva stagionatura il determinarsi di fessurazioni o di pericolose spaccature.
A tale fine vengono sottoposti ad ebollizione per un minimo di 12 e non più di 24 ore.
Durante la bollitura i blocchetti non devono essere sottoposti a sbalzi termici sempre per evitare fessurazioni o spaccature: per questo motivo è importante, sia portare l’acqua dalla temperatura naturale all’ebollizione avendo precedentemente immerso i blocchetti nella pentola, sia rabboccare periodicamente il livello dell’acqua che si abbassa per evaporazione utilizzando unicamente altra acqua che separatamente deve essere portata ad ebollizione prima del rabbocco.
Terminata la bollitura, i blocchetti vanno tolti dall’acqua solo quando questa è tornata a temperatura ambiente; il liquido sarà diventato di un colore rosso ciliegia scuro perché contiene un alto tasso di tannino, che viene utilizzato dai pescatori per la tintura e la conservazione delle reti da pesca.
La stagionatura deve essere minimo di 6 mesi e può arrivare anche a 5 anni: deve essere fatta in un luogo areato e fresco, in modo che l’umidità assorbita dalle fibre della radica durante la bollitura venga ceduta lentamente per evitare le pericolose fessurazioni.
Il periodo più critico è costituito dalla prima settimana di essiccazione.
Non tutti i blocchetti risulteranno idonei alla realizzazione di un pipa a causa di imperfezioni che a volte sono visibili all’occhio sono in fase di lavorazione o addirittura di finitura della pipa.

 

Pipa trattata con olio di lino cotto, inserita in un piolo

Una pipa Savinelli che ho è trattata così, con l’olio di lino cotto, totalmente naturale e non tossico, me lo dissero nel loro negozio di Milano.
pipa trattata con olio di lino cotto, inserita in un piolo
LA REALIZZAZIONE:
Pipa da cerare inserita in un piolo

Si inizia con il dare un primo sbozzo al blocchetto con un seghetto, dandogli una forma simile ad una “elle” in base al tipo di pipa che si desidera creare, dritta o curva.
Ammorzato il blocchetto, protetto con due piccoli pezzi di legno che impediscono alla morsa di rovinare la radica, si procede a creare il “fornello” della pipa facendo un foro con un trapano a colonna.
Esistono in commercio delle “frese” costituite da una parte inferiore a punta, che fora la radica, ed una lama piatta, che scava cilindricamente il blocchetto.
Poiché la punta provoca un foro sottostante al camino vero e proprio, bisogna terminare quest’ultimo con una fresa sferica che quindi, scavando ulteriormente, trasforma il fondo piatto del fornello in tondeggiante, facendo sparire il foro creato dalla punta della prima fresa.
Si procede quindi a creare il foro del “cannello”, ammorzando nuovamente il blocchetto sotto il trapano a colonna: inizialmente si userà una punta di circa 3 millimetri che deve creare il solo collegamento tra il bocchino ed il fornello; per questo è fondamentale valutare bene ad occhio la giusta direzione per raggiungere sia il centro che la base del fornello.
Successivamente, senza spostare il blocchetto ed il trapano a colonna, si procederà ad allargare il primo foro con una punta maggiore di diametro che permetta il corretto inserimento del bocchino.
Il secondo foro deve quindi essere concentrico rispetto al primo, deve essere lungo solo quel tanto che basta affinché il bocchino possa entrare nella pipa e deve essere di un diametro idoneo a permettere un innesto del bocchino ne troppo stretto, ne troppo lento.
A questo punto si procede nel dare al blocchetto la forma voluta.
La forma è un puro fatto di gusto personale e di estetica: ammorzato nuovamente il blocchetto si procede inizialmente sempre con il seghetto per continuare lo sbozzo grossolano e subito dopo con una raspa seguita poi da una lima dolce.
Volendo si può usare un piccolo “tornio” a legno o a ferro; circa il primo tipo ne esistono in commercio dei modelli che si applicano ad un semplice trapano.
Segue poi la finitura della pipa: si inizia con una “seppiatura” grossolana con carta del tipo 300 seguita dalla 500 e terminata con l’800.
Poiché in questa fase non è più possibile ammorzare la pipa, si fissa alla morsa un piolo di materiale dolce del diametro del fornello e vi si inserisce la pipa capovolta.
Una finitura semplice e di buon effetto è quella con l'”olio di lino cotto” che da un “effetto bagnato”.
Si prende un panno morbido di lana cosparso di olio di lino cotto e si strofina delicatamente la pipa, facendo attenzione a rimuovere l’olio in eccesso per evitare colature mentre asciuga; dare come minimo due e massimo tre mani in totale con lo stesso sistema a seconda del grado di assorbimento della radica, lasciando ben asciugare la superficie tra una mano e l’altra.
In alternativa, invece di applicare l’olio di lino cotto, si può decidere di colorare la pipa: l’importante è usare sempre prodotti totalmente naturali e logicamente non tossici. Ad esempio in commercio esistono dei colori che trovano il loro impiego per colorare i lettini dei neonati, che spesso mettono la bocca sulle sponde del lettino; tali prodotti sono totalmente naturali, perché la colorazione avviene con le terre ed il diluente è a base di agrumi.
A questo punto non resta che procedere alla “ceratura” con la “cera di carnauba”: si scioglie la cera che deve essere applicata alla pipa con un pennello; una volta solidificata, si lucida la pipa usando uno di quei dischi morbidi da applicare al trapano, asportando la cera in eccesso.
Per ultima cosa si può cospargere di miele bollente le pareti interne del fornello, tappando prima con uno scovolino il foro del cannello.
Avendo contemporaneamente riscaldato un utensile di acciaio a forma di piccola spatola, si preme con quest’ultimo contro le pareti del fornello in modo che il miele si caramelli sulla radica e che formi una leggera pellicola: è un trattamento isolante che preserva il fornello da bruciature in fase di rodaggio e costituisce una buona base per la costituzione della “camicia” che si crea a seguito della combustione del tabacco.

 

MARCHIO INCISO NELLE PIPE:

marchio inciso nelle pipe

le mie pipe, questo sono le prime due, meglio della pipa Savinelli

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