Categoria: Internet
Abbonamento Premium Executive di LinkedIn.
Domenica 26 dicembre 2021 si è concluso, dopo 1 settimana, il sondaggio LinkedIn con soli 5 voti.
Che musica ascolti?
Io preferisco il Jazz!
Miles Davis (il mio preferito)
20%
Louis Amstrong
20%
Lucio Dalla
40%
Gino Paoli ed Ornella Vanoni
20%
LinkedIn è il social network più diffuso in ambito business, visitato ogni giorno da migliaia di professionisti ed HR manager. Ma quali sono le sue potenzialità, in che modo lo si può sfruttare al meglio e come si crea un profilo ottimizzato? Una guida completa per scoprirlo e conoscere le ultime novità.
LinkedIn è un social network tra i più diffusi al mondo e in Italia conta oltre 14 milioni di iscritti. È una piattaforma professionale, la proprietà è di Microsoft e la sua finalità è di abilitare le interconnessioni tra individui in ambito business. Negli anni ha avuto un’evoluzione sostanziale, passando da social media per la ricerca del lavoro a vera e propria piazza virtuale in ambito B2B dove i professionisti si collegano tra loro con finalità di business. Viene utilizzato dalle aziende anche come strumento di Social Media Marketing B2B.
LinkedIn si presenta al grande pubblico in versione gratuita oppure, solo per chi vuole, in abbonamento a pagamento sia in modalità self-service (pagabile via carta di credito) sia in versione enterprise (contattando direttamente un account LinkedIn) con una serie di servizi aggiuntivi come: LinkedIn Recruiter, LinkedIn Sales Navigator, Premium Career.
LinkedIn come la maggior parte dei siti è disponibile in versione desktop e in versione mobile iOS e Android. L’interfaccia, per quanto simile, non sempre coincide e alcune funzionalità presenti nella versione desktop non è detto che abbiano la corrispettiva nella versione mobile. In alcuni casi come per i profili in abbonamento “Premium” ad esempio, è necessario scaricare un’app a parte.
Io sono passato all’abbonamento Premium Executive per cercare un lavoro part-time da remoto, che mi permetta quindi di operare dal mio ufficio quando voglio per cercare di integrare il mio fatturato, continuando a sviluppare la G.P. Comunicazione.
Sto esaminando offerte nel periodo di prova di 1 mese gratuito, al termine pagherò €53,95 al mese.
Il 04/12/2021 ho ricevuto questa mail.
Ciao Giuseppe,
mi chiamo Curtis Coatman e faccio parte del team LinkedIn Premium. Ti contatto per accertarmi che tu stia sfruttando tutto il potenziale del tuo abbonamento Premium.
Mi piacerebbe invitarti ad ascoltare una registrazione del webinar che ti illustrerà tutte le funzionalità e i vantaggi di Premium.
Il webinar durerà 45 minuti e prevede una presentazione, una demo, e delle risposte alle domande più frequenti che riceviamo.
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Il posizionamento su Google (SEO) quali sono le nuove tendenze?
Con la sigla S.E.O. – Search Engine Optimization – si intendono tutte quelle pratiche che servono affinché un sito web possa essere trovato tra i primi risultati possibili su Google per parole e frasi pertinenti a ciò che il sito offre (link a https://www.giuseppe.ponticelli.name/posizionamento-sito-siena-seo/).
Tutti si rendono conto, soprattutto per esperienza personale di navigazione, che quei siti, che riescono a figurare nei primi posti della lista di Google, hanno una probabilità molto più alta di essere visitati rispetto a quelli che arrivano più indietro, per questo tutti coloro che posseggono un sito vogliono arrivare davanti, per le parole chiave che più gli interessano. Le tecniche nel tempo si sono consolidate tanto che alcuni hanno cominciato a pensare che ormai lavorare sul posizionamento fosse diventato inutile.
Ma non è così.
Riuscire a farsi trovare su INTERNET è un obiettivo troppo importante per tralasciarlo, sia per una piccola realtà commerciale che per una azienda più strutturata. Oltretutto gli algoritmi di Google, che determinano il valore di una pagina nel confronto con quelle dei concorrenti, si stanno affidando sempre di più all’intelligenza artificiale rispetto a semplici statistiche testuali come facevano un tempo. Per capirsi, una volta Google faceva il conto di quante volte una parola chiave era contenuta in un testo e sulla base di quel conto dava un punteggio (oltre ovviamente ad altri criteri). Adesso Google capisce il senso della pagina, anche se quella parola chiave non è mai citata espressamente, ma soprattutto capisce meglio quello di cui abbiamo bisogno.
Una volta era comune ripetere più volte una ricerca per permettere a Google di individuare quello di cui avevamo davvero bisogno, partendo da termini generici, fino ad arrivare a circoscrivere i risultati pertinenti alle nostre intenzioni, eliminando il resto.
L’obiettivo di Google è quello di arrivare ad interpretare quello che ci serve senza richiederci sforzi, ma utilizzando la nostra posizione geografica o il nostro storico delle ricerche o il modo in cui ci siamo espressi e persino considerando le ricerche fatte da altri per lo stesso argomento (in fondo non è questo quello che fa l’intelligenza artificiale? Ossia imparare dall’esperienza). Questo, se ci vogliamo soffermare a pensarci, è rivoluzionario, ma necessario, specie se ci immaginiamo che sempre di più, da qui in avanti, ci affideremo agli assistenti vocali. Google interpreterà la nostra richiesta e analizzerà sito per sito per trovare quello che risponderà meglio soprattutto in senso semantico. Come detto funzionerà sempre meno infarcire i testi con parole chiave a caso, slegate dal testo, ma la stesura dei testi stessi dovranno raggiungere un livello superiore, dovranno essere pensati, molto più di adesso, a rispondere alle esigenze dell’utente.
Per fare questo diventa fondamentale uno studio approfondito delle tendenze di ricerca e delle statistiche di traffico del sito per determinare una vera e propria analisi comportamentale di quello che parte come utente, ma che può, se soddisfatto, diventare un cliente. Ogni parola, ogni termine conta e non è più possibile pensare di non dedicare il giusto tempo alla stesura dei testi per le pagine strategiche del sito.
Per questo la G.P. Comunicazione ha aggiornato il proprio metodo di lavoro su questo aspetto,
proprio per indirizzare i propri progetti a raggiungere un posizionamento utile agli obiettivi dei propri clienti.
I contenuti devono rispondere alle domande, alle preoccupazioni e alle esigenze che i potenziali clienti esprimono nella ricerca e devi presentare il tuo sito per quei termini. In caso contrario, rischierai che altri li influenzino, lontano dal tuo marchio”. “Si tratterà di capire meglio i tuoi clienti e fornire loro contenuti di valore o rischiare di perderli per qualcuno che li capisce meglio… presentato loro dal loro amico fidato Google”.
Torna alle newsReport SEO Analytics del 2 settembre 2021.
Analisi andamento sito giuseppe.ponticelli.name dal 1 luglio al 23 agosto.
Durante questo periodo le pagine del sito sono state visualizzate 1.323 volte in totale con 871 visualizzazioni di pagine uniche.
Il tempo medio di presenza su ogni pagina è stato di 2:41 con una frequenza di rimbalzo del 64%.
I picchi di visualizzazioni si sono registrati in corrispondenza con le campagne di luglio di Giuseppe Ponticelli Comunicazione e di metà agosto con Giuseppe Ponticelli.
Queste sono le pagine più visualizzate:
Il blog ha un buon successo, anche ponderando la presenza di campagne mirate a specifiche pagine. Il pubblico arriva sul sito per leggere il post che ha visto sui social e poi, se non abbandona, si reca sulla pagina blog che fa da collettore e va a leggere altri articoli, come si evince da questi flussi di comportamento presi a campione.
Nel dettaglio delle altre pagine:
In questa grande quantità di contenuti, le pagine professionali soffrono.
Nelle 30 pagine più visitate (escludendo la Home):
- la prima è /chi-sono-agenzia-comunicazione-siena/ (1,87% del totale delle visualizzazioni)
- poi fotografia-professionale-still-life (1,51%) e fotografia artistica (0,79%)
Acquisizione visite.
Secondo Analytics le percentuali di acquisizione nelle ultime settimane di traffico sul sito giuseppe.ponticelli.name si dividono in:
- Direct 39% (con “direct “si intende accessi diretti con l’inserimento dell’indirizzo in barra delle URL o non specificati)
- Link esterni 60% (Facebook + campagne + link)
- Ricerche organiche 1%
Per i social 72% da Facebook, 21 da Twitter e 7% da Linkedin.
Facebook è stato il canale principale di comunicazione e di acquisizione al sito dei tre sfruttati (tenendo conto che Instagram non permette il collegamento diretto al disotto di una certa soglia di followers). Giuseppe ha sfruttato il proprio canale personale, mentre ha lasciato al canale professionale i rilanci e le campagne.
A parte il discorso per la pagina Libri di GIuseppe Ponticelli che dal 16 giugno al 30 agosto ha pubblicato 7 post (organici) di cui il più popolare è stato quello del 21 agosto con 495 visualizzazioni e 75 interazioni per una pagina che raccoglie in totale 246 fan.
A proposito di fan la pagina grazie ad una pubblicazione cadenzata e sempre sensibilizzante ha raccolto un +21% circa di fan solo con la pubblicazione organica.
Sul canale personale sono stati inseriti da giugno scorso 73 post che sono categorizzabili in queste 4 tipologie:
- mare e vacanze 42
- cavalli 17
- cultura e storia 11
- sport 3
L’obiettivo di questi post, ovviamente escludendo quelli che facevano riferimento a quegli approfondimenti contenuti nel blog del sito, era quello di avviare una narrazione della vita personale e professionale di Giuseppe Ponticelli in modo da delinearne la figura a tutto tondo, con interessi, passioni, e attività.
Questi post, spesso pubblicati incrociati con le pagine aziendali, hanno avuto la capacità di generare quasi 800 interazioni grazie anche ad un lavoro di ripubblicazione su gruppi di interesse affini che hanno avuto un effetto moltiplicatore sulle visualizzazioni e sulle interazioni stesse.
Dal punto di vista degli effetti sul blog tutte le categorie hanno realizzato buone percentuali di traffico. Un po’ di più quelle dedicate ai cavalli con il 30% del traffico realizzato sul blog.
La pagina Professionale spesso usata nella pubblicazione di post insieme alla pagina personale ha anch’essa beneficiato dell’attività di questi ultimi mesi aumentando i propri fans del 17%.
Sulla pagina Giuseppe Ponticelli Comunicazione è stata attivata anche una campagna a pagamento che ha riportato una visibilità di oltre 11000 utenti con 339 clic sul link che portava al sito, per una spesa di 25 euro.
Linkedin è un terreno ancora giovane per la GPcomunicazione anche se, grazie all’utilizzo di una campagna a pagamento e al “consiglio” sui post pubblicati da parte di followers, il numero dei “seguaci” è in netta crescita attestandosi su 111 a fine agosto, con un aumento del 10% nelle ultime settimane.
I post pubblicati hanno avuto percentuali di interesse elevate (interazioni e clic / visualizzazioni) come ad esempio quello dedicato a “Le Strillaie” che addirittura ha superato il 25% con un CTR (solo clic / visite) al 22. Interessante notare come queste percentuali siano molto più elevate nei post a caratteristica organica piuttosto che di quelli a pagamento. Non che questo voglia significare che le ADS su Linkedin non funzionano, ma semplicemente che spesso la selezione del pubblico può fare la differenza.
Torna alle newsIl posizionamento del tuo sito.
Cosa si intende per posizionamento, cos’è la SEO?
Con S.E.O. si intende Search Engine Optimization, ossia tutte quelle pratiche che servono affinché un sito web possa essere trovato dai motori di ricerca per parole e frasi pertinenti a ciò che il sito offre.
Detto così sembra abbastanza semplice, ma non lo è, anzi in realtà è un’operazione piuttosto laboriosa, perché fondamentalmente ci sono due fattori che ci remano contro.
1) in questo momento online ci sono oltre 1 miliardo di siti;
2) i posti che contano in una ricerca sono i primi 10 (al massimo 20 se siamo ottimisti).
I tre passi fondamentali
Facciamo un esempio: supponiamo di aver appena realizzato il mio nuovo sito, dove presento il mio laboratorio nel quale produco sedie impagliate. Potrei, giustamente, essere interessato a comparire nelle prime posizioni a seguito di una ricerca su Google per “sedie impagliate”.
Facendo una prova, vedo che i siti che secondo Google sono degni di essere considerati per questa ricerca sono 86.000. Questa cifra ci consiglia di iniziare a pensare a quali possono essere le “parole chiave” che mi interessano di più e cercare di lavorare sul posizionamento del mio sito solo su quelle.
“Sedie impagliate” è una parola chiave che mi interessa? È importante per la mia attività economica che il mio sito sia posizionato su di un termine così generale (praticamente al livello nazionale)? Sono in grado io di soddisfare un eventuale cliente di Gorizia che ha visto le mie sedie online? Sarebbe magari più interessante che fossi trovato per “Sedie impagliate Toscana” oppure “Sedie impagliate Siena” (si parla in termini generali, non considerando la geolocalizzazione che Google automaticamente usa in caso di local business).
Oltre a questo potrei avere interesse ad altre keyword, come “Sedie da cucina” oppure “Arredamento agriturismo”, ma anche “Sedie in paglia”…
Ovviamente ci sono delle statistiche che mi dicono che “Sedie impagliate colorate” è stato ricercato da 100 a 1.000 volte in media negli ultimi dodici mesi, mentre “Sedie di legno arte povera” mai. È necessario quindi scegliere delle parole chiave e scartarne altre, perché prevedere di coprire tutte le parole chiave possibili è un impegno piuttosto pesante in termini di tempo e di denaro.
Un’altra categoria di parole chiave su cui puntare meno (oltre a quelle mai ricercate) è sicuramente quelle per cui i primi dieci/venti posti in classifica sono tutti occupati da siti che hanno una notorietà troppo elevata. Se digito la mia parola chiave, per esempio “Cellulari” e nei primi posti c’è Wikipedia, Amazon, Unieuro, Eprice… è meglio cambiare strada. In internet non esiste che Davide vinca contro Golia, è meglio guidare Davide in modo che eviti Golia e riesca ad avere lo stesso ottimi risultati.
Quindi il primo passo è quello di FARE UNA LISTA DELLE PAROLE CHIAVE, restringerne il numero, eliminando quelle non utili o troppo concorrenziali.
A questo punto è necessario realizzare i contenuti.
Se Google arrivasse a pensare di proporre il mio sito come uno dei migliori per una determinata parola chiave, non lo farebbe di certo per la bellezza della grafica, per il font utilizzato o perché c’è un effetto speciale quando carichi la pagina. Assolutamente no. Lo fa solo per i contenuti che il mio sito contiene.
Se il mio sito parla di queste famose sedie impagliate e il contenuto della pagina che ne tratta è composto da tre righe di testo scritto di fretta, non posso andare a letto tranquillo. Il mio sito non verrà mai trovato da nessuno. Google ha bisogno di fornire ai suoi utenti dei risultati che soddisfino le loro necessità nella maniera più completa possibile. Per fare questo c’è un algoritmo automatico, che scansiona tutti i contenuti di tutti i siti del mondo e che in pochi millisecondi mette in ordine i siti secondo il metro di rilevanza di Google.
Per realizzare una pagina in modo da andare incontro a questo algoritmo e rendere da una parte la vita più facile al motore di ricerca e dall’altra darmi più visibilità, la strada da precorrere è quella di realizzare dei contenuti all’altezza e costruire la pagina seguendo alcune accortezze. Si tratta di combinare vari aspetti, che vanno dall’indirizzo della pagina stessa, al suo titolo, alla lunghezza del testo e alla suddivisione in paragrafi con propri titoli, alla presenza delle parole chiave nel testo, all’uso di link interni (che puntano ad altre pagine del sito) e a link esterni…
Il secondo aspetto fondamentale per una buona SEO è quindi LA CURA DEI CONTENUTI.
Se ho dei buoni contenuti allora devo condividerli. Questa è la parte più difficile e laboriosa. Per Google una pagina autorevole è quella (tra molte altre cose) che riceve più collegamenti in entrata. Se la mia pagina tratta quell’argomento in maniera esaustiva, sicuramente esisteranno altri siti che al loro interno hanno un collegamento alla mia pagina. Se ne esistono tanti, allora questo vuol dire che quello che dico è interessante e utile. Per questo Wikipedia è sempre prima.
Molti siti prendono informazioni da Wikipedia e questo la rende molto autorevole agli occhi di Google. Io ovviamente non sono Wikipedia, ma dovrò riuscire a replicare il suo comportamento con la differenza che per Wikipedia i collegamenti si creano spontaneamente, mentre io dovrò impegnarmi a trovare le strategie giuste per chiedere e ottenere i collegamenti su siti diversi dal mio.
Questa è la fase del LINK BUILDING, ossia la costruzione della rete di relazioni che aiutino il mio sito ad aumentare la propria autorevolezza.
È lapalissiano che il mio sito non debba avere problemi tecnici, ovvero non ci devono essere link che portano a pagine che non esistono o con errori, non deve essere lento, deve essere fruibile da smartphone, deve essere stata caricata la sitemap…
Questi tre aspetti sono fondamentali per iniziare un lavoro serio di posizionamento dei vostri siti, attività che potrebbe fare la differenza per il successo della vostra impresa, iniziativa o qualunque cosa vogliate porre all’attenzione degli utenti del web.
La G.P. Comunicazione da anni collabora con numerose attività locali per ottimizzare il loro posizionamento sul web, offrendo pacchetti di servizi a 360° ed una consulenza costante e personalizzata. In sintesi questo è ciò che vi offriamo, chiedeteci un’analisi del vostro sito.
Continuate a leggere la nostra pagina sull’ottimizzazione dei siti a Siena e non solo.
Torna alle newsG.P. Comunicazione – Web Agency Siena – Siti Internet.
Quali sono i fattori da tenere in considerazione per realizzare un sito internet nel 2018?
Se ogni tanto apri il tuo sito internet, lo guardi e lo riguardi e non riesci a non pensare di trovarti davanti ad una grafica vecchia, che magari quella lista di pulsanti rossi su sfondo blu non sia troppo comprensibile oppure che quel tipo di carattere che hai usato per i testi non è proprio adatto per spiegare seriamente cosa fai… Se ti ritrovi in una di queste casistiche o altre simili allora, forse, è giunto il momento di rinnovare il tuo sito web.
Cosa fare?
Oltre a rivolgerti a qualcuno che non peggiori la situazione, dovresti tenere conto di questi aspetti che sono indispensabili per un sito web ben fatto nel 2018 e magari chiederne conto al tuo webmaster.
La prima cosa è pensare il sito per la sua visualizzazione sul video di uno smartphone.
Nel 2016 quasi il cinquanta per cento di tutto il traffico di siti Web in tutto il mondo è stato generato tramite telefoni cellulari, con un +35,1% rispetto al 2015. Questo ci dice che, nel momento in cui si disegna il sito internet, il design deve essere ottimizzato per i dispositivi mobili. La lettura deve essere chiara e il sito si deve adattare alle dimensioni ridotte del video. Oltre a questo si dice che, nella prima metà del 2018, Google pubblicherà il suo nuovo Mobile First Index , dando maggiore importanza alla versione mobile del tuo sito Web e rendendolo il primo a essere visto nei risultati di ricerca.
Questo porta a valutare seriamente di rivedere il proprio sito. Il tuo agriturismo, la tua azienda che agisce localmente nella provincia di Siena, Firenze o Arezzo o il tuo progetto che immagini più grande, non possono permettersi di perdere visite al sito perché è illeggibile da smartphone.
Se il concetto è MOBILE FIRST (prima di tutto lo smartphone), allora dobbiamo pensare anche di non esagerare con le immagini. Questo concetto, che potrebbe essere abbastanza spiazzante, trova ragione nel fatto che le connessioni da telefono possono essere limitate e quindi impegnare una navigazione da esterno (mentre cammini, sei in macchina o fuori casa) con tutta una serie di gallery infinite di immagini non ottimizzate, potrebbe far desistere l’utente dal navigare il tuo sito, temendo di esaurire i GB del proprio contratto.
Le nostre zone: le Crete, Siena, il Chianti, la Chiana, potrebbero invogliarci a fare del nostro sito una specie di Instagram e invece sarebbe meglio di no o quantomeno ridurre il più possibile la nostra voglia di fotografie e di paesaggi.
Un altro aspetto interessante per i possibili siti internet del 2018 è quello di dotare le nostre pagine di “widget”. Gli widget sono piccole funzionalità che permettono all’utente, se vuole, di interagire con la pagina o con me che sono il titolare del sito o semplicemente di giocare (cuoricini, condivisioni, recensioni…). Ovviamente tutto questo va bene se rimane in linea con lo stile del sito e non stona con i contenuti.
Un altro consiglio è quello di non avere paura di creare pagine con il contenuto che scorre. Il concetto che tutto deve stare nella prima schermata è superato, anche perché, con l’abitudine a Facebook, scorrere con il pollice è diventato un movimento naturale (oltre al fatto che non esiste più uno standard fisso per la risoluzione video). A questo scopo ci sono delle animazioni che invogliano l’utente a scorrere la pagina lunga e che permettono di caricare contenuti solo mentre ci si arriva e non tutti insieme (sempre per lo stesso concetto di evitare di gravare troppo sul contratto mobile dell’utente).
Per finire un aspetto assolutamente primario: la sicurezza. Va bene il design, va bene l’usabilità e tutto il resto, ma non ci dimentichiamo della sicurezza. Se nel tuo sito ci sono scambi di dati sensibili (attraverso dei form da riempire per esempio) è necessario che il tuo sito passi da HTTP a HTTPS dove “S” sta per Secure (sicurezza). Google tiene molto alla sicurezza e se ritiene che nel tuo sito i parametri di sicurezza non siano rispettati, chi ti cerca potrebbe essere avvertito di questo e quindi potrebbe optare per un altro sito più sicuro.
La G.P. Comunicazione è da anni all’avanguardia per la realizzazione di siti internet a Siena e in Toscana. Se vuoi rinnovare o creare il tuo sito web, rivolgiti a noi riempiendo il form qui sotto. Ti aspettiamo.
Aprire un e-commerce (seconda parte)?
Sun Tzu, autore del grande libro “L’arte della guerra” scrive:
“Le persone dovrebbero sempre seguire una strategia. Quelli che seguiranno la strategia sopravvivranno, gli altri periranno”.
Anche il nostro e commerce dovrà dotarsi di una strategia. Non importa se il progetto è grande o piccolo, tutti i siti di commercio elettronico hanno gli stessi obbiettivi e gli stessi problemi, ossia: aumentare le vendite e resistere alla concorrenza, ma i modi per raggiungerli sono diversi e personalizzati. Qui di seguito vi indicherò alcuni dei consigli più generici, ma per un consulto gratuito ottimizzato sulla vostra azienda o su come aprire un e-commerce a Siena e/o in Toscana non esitare a contattarci attraverso la nostra pagina di contatti.
Dicevamo: “Come si comincia?” Aprire un e-commerce significa partire da zero. A parte alcuni casi fortunati, nel momento in cui ci presentiamo al mondo con il nostro commercio elettronico, siamo dei perfetti signor nessuno. Nessuno sa cosa vendiamo, nessuno sa niente della nostra affidabilità e onestà, nessuno vuole acquistare i nostri prodotti, specie se li può trovare su altri e-commerce. Il primo consiglio, quindi, è quello di pianificare una strategia che ci ponga all’attenzione degli utenti.
Questa strategia deve essere sviluppata su più piani contemporaneamente, tenendo conto che un negozio di abbigliamento ha esigenze diverse da un fotografo e che, soprattutto, anche due negozi uguali hanno maniere differenti di proporsi ai clienti, secondo la personalità e le idee del proprietario.
1° passo: Farsi conoscere dalle persone giuste.
Cosa significa? La promozione online del nostro e-commerce ha dei costi (che accennerò in seguito e a cui dedicherò un articolo a sè stante), così come ne avrebbe una promozione offline (manifesti, depliant, pubblicità radio o tv e volantini…) con la differenza che noi, in questo caso possiamo individuare le persone che vanno a vedere la nostra pubblicità. Le piattaforme digitali ci permettono di selezionare (attraverso i dati che più o meno consapevolmente gli utenti lasciano in rete) diverse tipologie di utenti, individuandone gruppi e caratteristiche (teoricamente, più è personalizzato il messaggio e più avrà successo). Un esempio: Noi vogliamo vendere prodotti innovativi per la coltivazione della vite. Il nostro target sarà: agricoltori, età tra i 30 e i 50 anni, interessati alla tecnologia in aree a forte sviluppo vitivinicolo come Toscana, Piemonte… È fondamentale individuare il nostro pubblico di riferimento perché questo è il nostro punto di partenza per creare messaggi sempre più personalizzati. Riprendendo l’esempio di prima un messaggio pubblicitario mandato ad un coltivatore toscano potrebbe essere personalizzato con immagini della campagna intorno a Siena, mentre quelli visibili dagli utenti piemontesi potrebbero avere testi relativi alle Langhe. In questo modo i miei soldi spesi in pubblicità servono per parlare in maniera corretta agli utenti giusti. Se faccio vedere la pubblicità delle mie “spollonatrici” ad una pensionata di 75 anni che vive in un quartiere di Bari, ho grosse possibilità che i miei soldi siano sprecati.
2° passo: Utilizzare i mezzi che internet ci mette a disposizione per arrivare al pubblico che abbiamo definito.
Quali sono le strade per farsi conoscere una volta che ho deciso di aprire un e-commerce? Quali di queste sono a pagamento e quali invece no (ma richiedono più lavoro, pazienza, tempo e capacità)?
La scaletta è :
a) Creare delle pagine efficaci sui social.
La parola che fa la differenza è proprio “efficaci”. Efficace significa che la pagina deve essere costruita ed avere una serie di contenuti che abbiano la capacità di conquistare l’utente e convincerlo a seguirci. Una pagina fatta e buttata lì con qualche dato di contatto e qualche foto di prodotti non è assolutamente efficace, ma, anzi, è deleteria, perché l’utente che arriva su di una pagina non curata, non solo non ci darà il like subito (e quindi porta a zero le possibilità di acquistare sul nostro e commerce), ma non ci considererà più. Ce lo siamo bruciato. ATTENZIONE: i social sono un luogo d’intrattenimento. Non si va su Facebook a cercare un paio di pantaloni. Sui social noi ci costruiamo un’immagine che marginalmente riporta alla nostra attività di vendita, ma che in realtà è lì per conquistare l’utente con le nostre idee e la nostra capacità di proporle. Se vogliamo vendere, allora questo deve passare dalle campagne a pagamento e non dalla nostra pagina.
b) Individuare le parole chiave per essere trovati sui motori di ricerca.
Quando noi cerchiamo un prodotto su Google, al 90% cliccheremo su di uno dei risultati in prima pagina. Dovremo per questo ottimizzare il sito in modo che, quando un utente digita quella parola chiave, noi possiamo essere in quella prima pagina (o almeno nei pressi). Capire quali sono le parole chiave è un passo decisamente importante, perché dovremo determinare quali sono quelle che calzano meglio la nostra attività. Un esempio: se io vendo “ciabatte di feltro” probabilmente, se lo digito su Google, avrò una prima pagina di risultati già occupata da siti più “autorevoli” del mio. Individuare le parole chiave giuste significa quindi trovare quelle che identifichino meglio la mia offerta. Per esempio “ciabatte di feltro fatte a mano” oppure “ciabatte di feltro toscane” se il mio e-commerce ha base a Siena. Questo mi seleziona il pubblico e mi permette di presentare il mio shop a persone realmente interessate. Ovviamente una volta determinate le parole chiave, queste vanno sistemate nel sito.
c) Aprire una scheda Google MyBusiness.
È un mezzo alternativo per farsi trovare da un pubblico locale che cerca un certo negozio nella propria zona di riferimento. Se il mio target è locale questo diventa fondamentale.
d) Cerca online i forum o i siti dove si parla del tuo tipo di prodotto.
Andiamo a caccia di influencers. Utilizzando le parole chiave che abbiamo trovato (anche quelle meno specifiche), è possibile (utilizzando degli strumenti adatti) individuare quali sono i siti o i blog dove si parla di del prodotto che vogliamo vendere. Una volta individuati, possiamo vedere come entrare in contatto con loro e partecipare alle discussioni, presentando i nostri prodotti nella maniera giusta senza farsi cacciare via per Spam. Questa attività è la più faticosa, ma è importantissima, perché si riesce ad entrare in un ambito dove tutti gli utenti sono interessati a quell’argomento, argomento che riguarda il nostro e-commerce.
e) Portare traffico verso il sito.
La maniera più rapida per ottenere traffico sul sito è quella di andare a catturarla attraverso le campagne a pagamento di Google e Facebook (Instagram). Se il risultato è lo stesso (più gente sul sito), la base da cui partiamo è completamente diversa, perché è diverso l’utilizzo che si fa di Google e dei social network. Google è il mezzo con cui noi cerchiamo quello che ci serve (informazioni e prodotti), i social invece sono puro intrattenimento. Su Google la mia attenzione è alta, sui social è bassissima. Dovremo, quindi, pensare i nostri annunci in base a questo (su Google sono quelli che si posizionano nelle prime posizioni, mentre su Facebook, per esempio, possono posizionarsi, sia nella colonna di destra, che in mezzo alla bacheca). Gli annunci di Google dovranno, nei pochi caratteri che ci sono a disposizione, colpirci per l’attinenza a quello che stiamo cercando. Se io cerco una piastra per capelli, l’annuncio mi deve dire brevemente le caratteristiche e il prezzo (meglio se scontato). Sui social invece devo creare un messaggio grafico che interrompa il mio scorrimento verticale della bacheca e che vada a intercettare un bisogno che non ho espresso direttamente. Questi tipi di pubblicità hanno un costo che viene pagato alla piattaforma (Google, Facebook…) e che dipende dal tipo di annuncio che ho fatto (si paga per visualizzazione, per clic…). Per capire a che tipo di costi si va incontro, diciamo che un clic su Facebook ha un costo medio di 0,10/0,30 centesimi, mentre su Google (che mi dovrebbe dare un clic da un utente più interessato al prodotto) è qualche decina di centesimi in più (per entrambi dipende dalla combinazione di diversi fattori). Questo comporta che, in un giorno nel quale ho pianificato di spendere 10 euro, io posso avere circa 50/80 visite in più al sito . Questo, per un sito appena pubblicato, non è poco.
ATTENZIONE: se non si riesce a dare una continuità attraverso i social, attraverso le ricerche su Google o attraverso i collegamenti da altri siti o blog e ci si affida solamente alle campagne a pagamento, c’è il rischio di vedere il nostro budget promozionale esaurirsi molto velocemente senza ottenere risultati soddisfacenti.
In conclusione, per aprire un e-commerce è necessario tenere in considerazione molti aspetti che vanno oltre alla creazione del sito. Un e-commerce non supportato da un’attività di marketing è destinato a fallire in breve tempo. Se la vostra intenzione è quella di tentare questa strada per riuscire ad aumentare il vostro fatturato, non esitate a contattarci tramite il form, saremmo lieti di darvi la nostra consulenza.
Torna alle newsAprire un e-commerce (prima parte)?
Aprire un e-commerce è ancora una scelta possibile?
Una decina di consigli prima di pensare di aprire il tuo commercio elettronico (parte prima)
Il commercio elettronico è stato il grande miraggio di tutti gli anni 2000. In una pubblicità di inizio millennio, sulla scia dell’esplosione della new-economy, un pastore cagliaritano esultava per l’ordine dall’estero di una partita del suo pecorino cheese, invitando così alla prima alfabetizzazione digitale del paese.
È bastato che gli italiani prendessero fiducia nei pagamenti online e per gli acquisti è stato boom. Allo stesso tempo sono fioriti migliaia di e-commerce pronti a cavalcare questa novità, che invece sono rimasti inoperativi e inutili dal momento della loro messa on line fino alla loro chiusura. Tutto questo mentre gli esperti prevedono che il volume d’affari degli e-commerce mondiale supererà presto i 2 mila miliardi di euro.
Cosa è successo, quali sono i motivi per cui molti ci provano e tanti falliscono? C’è speranza per chi parte da zero?
Il commercio, così come tante altre attività umane, non è certo una scienza del tutto esatta, talvolta anche fare tutto secondo teoria può portare scarsissimi risultati e ogni tanto anche un’impresa nata per caso può capitare che abbia successo (molto di rado e, in assenza di professionalità, per breve periodo).
Però perché partire con il piede sbagliato? Perché non sfruttare l’esperienza di quelli che purtroppo hanno pagato caro la loro improvvisazione?
Ho raccolto qui sotto alcuni consigli che spaziano su un ampio fronte, cercando di affrontare gli aspetti più controversi e utilizzando un linguaggio semplice, che spero possa essere di aiuto per tutti quelli che hanno pensato di aprire un e-commerce.
Aspetti tecnici per aprire un e-commerce:
1) Acquistare un dominio (l’indirizzo del sito), che rappresenti al meglio il nostro tipo di business e che sia chiaro per l’utente.
Quando ci si presenta sul mercato siamo dei perfetti signor nessuno. Il nome del nostro marchio, pur bello che sia e incorniciato da un logo spettacolare, non dice niente a nessuno, né tantomeno invita ad acquistare. Gli utenti conoscono i marchi famosi, quelli che riconoscono dalle pubblicità. Il nostro non lo conosce nessuno e quindi, per far capire chi siamo, specialmente se il nostro e-commerce parte con un piccolo budget, è meglio inserire nel dominio una parola chiave importante che rappresenti il nostro business. Non ci preoccupiamo se il nome, che avevamo faticosamente pensato, viene leggermente sfigurato. L’utente lo troverà pulito all’interno, con il logo e tutto il resto.
Un esempio: se abbiamo un negozio che si chiama ABCD e vendiamo camicie, un dominio utile potrebbe essere www.abcdcamicie.it oppure www.camiceriaartigianaleabcd.it. Se addirittura abbiamo anche una zona di vendita preferita (Firenze e provincia) possiamo anche pensare di aggiungere il nome della zona che ci interessa tipo www.abcdcamiciefirenze.it
2) Non fatevi fare il sito dal nipote che ci capisce di computer.
Un euro speso con un professionista competente vi farà risparmiare dieci euro di rimessa a punto di un e-commerce fatto a metà e che non funziona. Un giorno speso con un professionista vi farà risparmiare mesi di attesa perché il sito sia online. Detto questo non vi abbandonate nemmeno tra le braccia del primo che millanta esperienze che non ha. Un professionista serio non vi confonde con termini che non comprendete, ma riceverete indicazioni e consigli semplici da capire, da lui otterrete un calendario preciso dei tempi di sviluppo, avrete test di funzionamento reali sui pagamenti e sul calcolo dei costi di spedizione. Potrete senza problemi pensare di fare il sito in più lingue e soprattutto vi guiderà nel realizzare un sito semplice, che aiuti l’utente a concretizzare il suo desiderio d’acquisto. Pensate che secondo le statistiche meno di 1 utente su 100 che visitano un sito di e-commerce alla fine compra qualcosa, quindi se il sito non ha una navigazione chiara, se l’utente non capisce come acquistare, se si vedono messaggi di errore… la statistica va tranquillamente verso lo zero.
3) Non si reinventa la ruota.
Non pensate di arrivare sul mercato con idee rivoluzionarie in termini di grafica, metodi di vendita o altro. È giusto informarsi su cosa fanno gli altri ed essere a modo nostro originali, ma tenete conto che nel mondo ci sono capannoni pieni di persone che cercano idee vincenti per essere meglio degli altri e se la tua idea ancora non è stata utilizzata, una ragione ci sarà. Gli utenti poi hanno assimilato un processo di vendita che nel tempo si è standardizzato e che serve a conquistare la loro fiducia. Gli utenti voglio arrivare in pochi clic alla scheda prodotto, poterne leggere le caratteristiche più importanti, vedere delle belle foto zoomabili, vogliono soprattutto avere rassicurazioni sui metodi di pagamento (i loghi di PayPal e delle carte di credito devono essere sempre visibili in ogni pagina), deve essere sempre ben visibile un collegamento alle condizioni di vendita e infine vogliono avere una politica di prezzi chiara senza costi nascosti, specie sulle spedizioni.
4) Anche un’e-commerce ha la sua burocrazia.
Il fatto di non avere un luogo fisico dove commerciare non fa del vostro e-commerce un qualcosa libero da ogni impiccio burocratico e fiscale. Se viene costituita una società, potrebbero occorrere un notaio e un capitale sociale, poi serve l’iscrizione alla Camera di Commercio (tramite ComUnica) e l’avvio di attività al SUAP del vostro comune (con una Segnalazione certificata di inizio attività). Anche l’Agenzia delle Entrate vuole sapere qualcosa di voi (indirizzo del sito, posta elettronica, dati del server su cui avete caricato il sito…). Se poi prevedete di vendere anche oltre confine, occorre anche l’iscrizione al VIES ossia l’Archivio informatico per le tasse sui consumi (in Italia l’IVA).
5) Non sottovalutare il discorso della logistica.
Diversi e-commerce si sono trovati a mal partito nel momento in cui si sono accorti che se il web è immateriale e le merci non lo sono, quindi occorre pianificare molto attentamente il discorso magazzino e quello spedizioni. Si deve puntualizzare attentamente gli accordi con i fornitori, avere un luogo adatto allo stoccaggio del tuo prodotto (se poi è un prodotto alimentare allora è ancora più complicato), definire i metodi di imballaggio e di spedizione con il corriere che ti è più comodo e conveniente. Tutti questi aspetti sono importanti tanto quanto il prodotto che si commercializza. Sottovalutare certi aspetti può significare anche migliaia di euro di rimessa per un pacco non consegnato o rimborsato, perché spedito incorrettamente o non spedito affatto. Tutto questo va pianificato e organizzato il prima possibile perché anche il sito risentirà delle decisioni prese in questa fase.
Nel prossimo articolo affronteremo altri 5 punti nei quali vedremo come avviare l’e-commerce dal punto di vista del marketing, della promozione e della pubblicità del nostro sito
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