Il cavallo è stata una passione che ho avuto da sempre, iniziai che ero un ragazzo.
In questa immagine del 2004 siamo in pineta nel tondino, Daniel, Sonia, Rodeo ed io, Giuseppe.
A 16 anni montavo Rodeo, un castrone maremmano dell’allevamento della famiglia Ponticelli de “Le Strillaie” a Principina a mare.
Queste 3 immagini mi ritraggono quando Rodeo era in doma e lo facevo girare nel tondino prima di sellarlo con la scafarda, una sella di origini militari dei butteri solo della Maremma grossetana.
Chi lo doveva domare fu disarcionato in malo modo e si mise paura, non lo montò più.
Mi accorsi che non lo facevano mangiare di proposito, in modo che non avesse tante energie e lo dissi a mio zio Paolo.
Lo portammo da Giuliana Ponticelli a “La Trappola”, mia biscugina, che aveva un allevamento prestigioso di cavalli maremmani.
Il buttero di Giuliana non voleva inizialmente montare un cavallo scartato da altri.
Lo mise nella stalla e gli dette da mangiare, trattandolo con rispetto.
Rodeo non gli fece nessuno scherzo e venne utilizzato a lungo per lavorare il bestiame in azienda.
Ci fu restituito e lo montavo sempre con tantissimo piacere.
Era un cavallo da macchia, che facilmente entrava nell’acqua.
Ci allenammo gradatamente ed alla fine lo montavo tutti i sabati, andavamo a Castiglione della Pescaia partendo da Principina a Mare solo di inverno, anche quando pioveva, con un galoppo continuo, andata e ritorno in 3 ore passando dalla pineta.
Io avevo un cappello, il mio eskimo verde, pantaloni da cavallo fatti da una sarta di Alberese per i butteri maremmani e degli stivali in cuoio.
Rodeo aveva un morso intero maremmano con una guida a mazzetto e la sella era una bardella (deriva dall’arabo bardaah, sella senza arcione), per eccellenza quella dei butteri della Maremma soprattutto laziale, ma anche grossetana.
Quest’altra immagine mi ritrae con Zenzero ancora puledro, qui siamo a Canino alla mostra del cavallo maremmano, il diploma è dell’associazione di cui facevo parte come allevatore.
Zenzero era nato in azienda a “Le Strillaie”, ma era un cavallo diverso dagli altri da noi allevati.
Da puledro era molto slanciato, ma soprattutto più alto degli altri. I cavalli maremmani sono di 2 tipi diversi: non tanto alti oppure quando crescono diventano imponenti come Zenzero.
Da quando era nato lo accudivo io e quindi quando lo portai in doma non fece alcuno scherzo, mi fu ridato, lo cavalcavo con il morso intero ed il cavazione da doma per abituarlo alla guida a mazzetto.
Era però un cavallo impegnativo, per salire dovevo trovare un tronco o qualcosa su cui montare per essere più alto ed era molto veloce.
Anche se era un castrone, mi disarcionò nel tondino, perché sentiva le cavalle in calore, passai un estate a letto per una sospetta frattura del coccige.
Quando smisi di cavalcare per le condizioni della mia schiena, lo vendetti.
Il nuovo proprietario non fece il passaggio in associazione e quindi dovetti restituire il contributo economico che avevo ricevuto come allevatore del cavallo maremmano, una razza protetta.
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Una estate, da bambina, avevo portato spesso erba fresca a un nostro cavallo chiuso in un piccolo recinto. Un giorno il babbo mi ha proposto di cavalcare. Lui avrebbe cavalcato un altro cavallo e io quello a cui avevo portato tante volte l’erba. Ho avuto l’impressione che mi fosse grato e che si lasciasse guidare con facilità. Anni dopo, invece, sono salita su un cavallo del maneggio. A un certo punto il cavallo ha deciso che voleva tornare alla stalla: nonostante i miei tentativi di impormi, a tutta velocità, a zig zag fra i pini, è tornato alla stalla. Mio padre mi ha accolto con ammirazione: ”Brava! Come andavi!”. Ma ho dovuto ammettere che ero solo stata aggrappata su un cavallo che non si faceva comandare!
Grazie Giulia per il tuo bellissimo contributo, i nostri cavalli sono un pezzo di storia della vita di noi cugini a “Le Strillaie”, è un bel ricordo della tua infanzia e dello zio Mario. Da ragazzo anche mio padre Lorenzo mi fece salire la prima volta su Dora e mi insegnò a cavalcare. Questi nostri ricordi sono veramente preziosi.
I cavalli erano la passione dello zio Paolo, che sviluppò il nostro allevamento di maremmani. Zenzero lo comprai dalla nostra azienda.
I cavalli c’erano sempre stati, in famiglia, alla Principina. Quando ero piccolo i ‘grandi’ cavalcavano, di quando in quando, ancora Stella e Ciona, le due cavalle che vivevano al podere Santo Stefano e che Vasco montava, a turno, per condurre la mattina dal podere in pineta la mandria di vacche maremmane e riportarla la sera. Passavano in una nuvola di polvere e Vasco, che avrà avuto poco più di vent’anni, le incitava li in mezzo, con un fazzoletto sul viso che pareva un fuorilegge del far West.
Grazie Sandro per questo tuo prezioso contributo, sono ricordi bellissimi. Io ho vissuto solo il periodo a “Le Strillaie”, mentre te anche anche quello a “La Principina”, perché sei il decano della generazione di noi cugini.
Io iniziai con Dora, poi c’era un castrone nero, con una stella bianca in fronte, lo zio Paolo lo aveva preso a Roma a Cinecittà, aveva fatto film western.
Quando poi alle Strillaie cominciammo ad avere cavalli ‘da passeggio’, lo zio Paolo saggiamente pensò di procurarsi cavalle femmina, che avrebbero potuto ingrandire l’allevamento con la sola spesa di qualche monta. La cosa però non piacque a noi ragazzi, perchè la gravidanza di una cavalla dura un anno e non c’è peggior cosa che sentirsi raccomandare dai ‘grandi’ “Sì ma vacci piano, sta per avere il puledrino, non la sforzare …”. E allora…!?
Finchè anche lo zio Paolo si convinse a prendere un maschio. Il primo fu un sardegnolo di pelo quasi rosso, che di conseguenza fu chiamato Carotino. Simpatico, ma andava più piano delle femmine gravide. In compenso, faceva solo quello che voleva lui. Poi arrivò Rodeo, l’immortale (se non ricordo male, campò 18 anni) e poi tutti gli altri.
Sì, era la passione dello zio Paolo, è vero, c’erano sempre queste raccomandazioni da parte degli zii, ma era sufficiente avere qualche accortezza.
Rodeo mi sembra anche a me che visse 18 anni, molti per un cavallo. Era amato da tutti noi, a me ha dato tante soddisfazioni.
Il nome dei Ponticelli ha dato un contributo notevole all’allevamento del maremmano, sia bovino, che equino. Lo scenario di bocca d’Ombrone, dalla Trappola alla pineta del Tombolo, fino a Pincipina a mare ha rappresentato ed ancora rappresenta questa terra di Maremma.