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Il payoff ed altre frasi pubblicitarie.

La mia sella, una Bardella tolfetana in cuoio liscio.

 

Non c’è un momento sprecato nella vita se viene speso in sella.
Winston Churchill

Questo sarebbe uno splendido payoff, cioè la frase che segue il marchio, anche se però è troppo lunga, meglio come headline.

Dall’Inglese “saldare”, cioè pagare dopo e la “ricompensa”.

Il payoff è una frase che “paga” dopo il marchio e in comunicazione è la “ricompensa” della promessa proclamata dal payoff.

Confuso spesso con headline e slogan, il payoff è uno degli elementi decisivi di una pagina pubblicitaria, di un’intera campagna di brand building.
In definitiva, creare un payoff efficace vuol dire definire il futuro della marca.

Il payoff ha il ruolo di riassumere i valori aziendali e lasciare una promessa al pubblico.
Rendendola attraente, interessante, riconoscibile.
Per questo la scrittura di un payoff o claim, insieme al naming e all’headline, è una delle imprese più complesse per un copywriter.
Ma anche una di quelle che danno il senso al nostro lavoro.

Il payoff è dedicato al brand.
Il claim è la promessa rivolta alla campagna pubblicitaria.
L’headline è il titolo del messaggio.
Il naming, cioè “denominare”, nel lessico del marketing è lo studio della scelta dei nomi dei prodotti, dei servizi e anche dell’impresa stessa.
Fare brand building significa costruire per la propria azienda una reputazione riconoscibile e valida.

In media, il numero di persone che leggono l’headline è cinque volte superiore a quello del body copy (la parte descrittiva dell’annuncio pubblicitario).
Quando hai scritto la tua headline, hai speso ottanta centesimi del tuo dollaro.
David Ogilvy (conosciuto come il “padre della pubblicità”).

CABALLERO E CARMENCITA

Caffè Paulista: payoff “UN AMORE DI CAFFÈ”.

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6 commenti su “Il payoff ed altre frasi pubblicitarie.

    1. Grazie, sono il Copyright e l’Art Director della G.P. Comunicazione, questa è una materia che mi appassiona.

      1. E sempre più lo sarà, visto che i nostri tempi sono sempre più rapidi e che il livello dell’attenzione tende a calare sempre prima.

        1. Hai perfettamente ragione Sandro, siamo bombardati di pubblicità ogni giorno, lo dico come Professionista della Comunicazione e credo che capire meglio la struttura di un messaggio pubblicitario, possa aiutare a valutarlo più criticamente, piuttosto che passivamente.

  1. Potresti fare un esempio concreto con una pubblicità esistente. Io apprezzo molto le pubblicità in cui uno o più comici fanno un piccolo spettacolo che è anche una spot.

    1. Le pubblicità italiane e svizzere utilizzano relativamente poco la strategia umoristica.
      Eppure in altri Paesi, soprattutto anglosassoni, il fenomeno è diffuso.
      L’omologazione dei prodotti e dei servizi dal punto di vista dei contenuti ha stimolato i creativi a ricercare una loro differenziazione nella comunicazione.
      In un mercato ormai saturo in molti suoi comparti, i bisogni lasciano gradatamente il passo ai desideri e nelle pubblicità le strategie emotive stanno assumendo un ruolo prioritario.
      L’agenzia londinese AMV BBDO, con la scelta di Rowan Atkinson aka Mr. Bean come testimonial dell’ultimo spot, ha probabilmente lanciato una delle migliori pubblicità della campagna di Snickers.
      https://youtu.be/SM4aD_B3WYA
      Il payoff è “Get some nuts”, semplicemente “Prendi delle noci”.

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