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Il primo presepe vivente è italiano e nasce a Greccio.

La prima rappresentazione della Natività è stata organizzata nel 1223 da San Francesco d’Assisi con l’aiuto di Giovanni Velita, castellano del paese.

Era il 1209 quando San Francesco si recò a Greccio, per la prima volta. Il santo era riuscito a mettere fine alla gravi calamità che si erano abbattute sul paese (tra cui gli assalti dei lupi) e si era costruito una capanna sul Monte Lacerone, detto appunto di San Francesco, dove nel 1712 sarebbe stata edificata una cappella commemorativa.

Dal 1217, il nobile Giovanni Velita divenne uno dei migliori amici di San Francesco, tanto da chiedergli di avvicinarsi alla città per permettere a tutti di poter ascoltare la sua parola.

Il desiderio di rievocare la nascita di Gesù maturò nel 1223, dopo il viaggio che San Francesco fece in Palestina.

Al santo, Greccio ricordava Betlemme, e così espresse il desiderio di celebrare in quei luoghi la notte di Natale.

San Francesco incaricò, quindi, il castellano Velita di scegliere una grotta, dove avrebbe fatto costruire una mangiatoia, e di condurvi un bue ed un asinello.

Secondo le agiografie, durante la Messa sarebbe apparso nella mangiatoia un bambino, che San Francesco avrebbe stretto tra le braccia.

Il 24 dicembre 1223, venne così realizzato il primo presepe vivente della storia, che ha reso celebre in tutto il mondo il borgo di Greccio, incastonato tra le rocce a 700 metri di altezza.

Dal 1972, il presepe vivente viene curato dalla Pro Loco del piccolo centro in provincia di Rieti. Alcuni dei dialoghi sono stati estrapolati dai testi del primo biografo di San Francesco, Tommaso Celano, e la rappresentazione viene suddivisa in 6 quadri viventi, dove ogni dettaglio è curato minuziosamente, dai costumi dell’epoca, presi in prestito dal Teatro dell’Opera di Roma, alla scenografia suggestiva, resa ancora più magica dalla bellezza dei luoghi.

 

 

Il presepe di Monte Oliveto Maggiore è ormai noto a tutti per la sua bellezza e per essere inserito in un contesto meraviglioso quale l’abbazia Olivetana.

Costruito nella vecchia cripta, riproduce la Natività rappresentandola con lo scenario visibile attorno all’abbazia, fatto di colline, crete e di bianchi calanchi a strapiombo. Un formidabile lavoro scenico e meccanico svolto dal suo inventore Giancarlo Palazzi (che abbiamo già sentito nel precedente articolo riguardante il presepe della stazione di Siena), e mantenuto in condizioni impeccabili dalla devozione dei monaci che pazientemente lo puliscono e lo curano di anno in anno.

La musica, i colori, i movimenti delle statuine e l’alternarsi di alba e tramonti vi lasceranno sbalorditi, resterete a guardare un nuovo giorno che nasce e che finisce perdendo la percezione del tempo.

Un motivo in più per visitare questo bellissimo luogo che nei giorni di festa appare ancora più suggestivo del normale.

Il presepe è visitabile nei giorni festivi dalle mattina alla sera escluso l’orario delle messe e su richiesta anche durante la settimana.

Gabriele Ruffoli

 

 

Quando ero bambino anch’io realizzavo dei bellissimi presepi nella tromba delle scale di casa nostra.

In particolare ne ricordo uno molto grande, con l’acqua che mettevo dall’alto in un imbuto e che scendeva e veniva raccolta in un secchio.

Ho sempre le statuine con le quali facevo il presepe, oggi molto più piccolo.

Sono Terziario Francescano da vari anni.

Il 1° ordine è dei Frati, il 2° ordine è delle suore ed il 3° ordine è per i laici.

Questo è il presepe della mia chiesa dei Cappuccini Francescani a Siena, Parrocchia Maria Santissima Immacolata.

 

 

In questa photo mia moglie è ritratta con Samuel, il figlio della sorella Franca, gli regalò il Tau, il simbolo dell’Ordine Francescano Secolare.

 

 

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