Adattatori da rullo 120 a film 116 e 616

Ho acquistato su eBay degli adattatori da rullo 120 a film 116 e 616.

Si inseriscono sui caricatori come mostra il video e si mette il tutto nella fotocamera.

Video su YouTube

In questo caso la mia KODAK N.2 BROWNIE MODEL A, che è un formato cm. 6X9 circa.

Il rullo 116 è più alto di poco rispetto al 120.

Il 616 dovrebbe essere uguale al 116 o molto simile.

Nonostante questo si riesce a vedere dalla finestrella rossa i numeri di avanzamento della pellicola.

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Camera Ilford con foro stenopeico

La stenoscopia è un procedimento fotografico che sfrutta il principio della camera oscura, come le comuni fotocamere, ma usa un obiettivo stenopeico [dal greco στενός stenós (stretto) e ὀπή opè (foro, apertura)].

Questo obiettivo non è altro che un piccolo foro di spessore minimo, che tramite la diffrazione, crea immagini come qualsiasi obiettivo.

Tuttavia, il foro stenopeico non è un diottro, per cui, in ambito di ottica geometrica, le inclinazioni dei raggi non vengono variate (come invece avviene in un obiettivo a lenti e/o specchi), per cui non è possibile nessuna vera focheggiatura.

La risoluzione dei dettagli e la nitidezza del fuoco nell’immagine, risente negativamente di questo fatto ed è affidata (in buona parte) alla “piccolezza” del diametro del foro.

Il robusto kit Harman Titan Pinhole 4×5″ è stato sviluppato da Ilford in collaborazione con British Walker Camera, nota per le loro serie di fotocamere Titan di largo formato.

Il corpo è fatto con ABS modellato su iniezione e poi rifinito con una copertura antiscivolo a lunga durata.

Ogni attacco è in acciaio inossidabile, il che unisce una durata eccezionale a ottime doti di resistenza all’uso prolungato e alle condizioni meteo più estreme.

La fotocamera può essere usata con ogni tipo di carta fotografica o pellicola e ospita un supporto per pellicola 4×5 con due attacchi per treppiede, livella incorporata, attacco ulteriore. Incluso cono grandangolare da 72 mm intercambiabile.

Utilizzabile con ogni supporto conosciuto per pellicola 4×5″ sheet tra cui anche Fidelity, Toyo e Linhof.

La confezione Ilford con il calcolatore dell’esposizione tagliato e montato più alcune pellicole

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KODAK N.2 BROWNIE

Possiedo una KODAK N.2 BROWNIE MODEL A

È una macchina fotografica che ha il suo fascino, come da adesivo, è un modello A: il frontale è realizzato in smalto bicolore. Le figure geometriche sono tipiche dello stile Art Déco. Si devono al designer Walter Dorwin Teague. I colori possibili sono nero, rosa, blu, verde e marrone chiaro. Il corpo in metallo è rivestito in similpelle. Le uniche regolazioni sono le velocità dell’otturatore rotante, posizione 1 e posa B, con tre scelte di apertura, date dalle levette in alto. All’interno i lati TOP e quello sotto sono sensibili alla calamita, mentre i laterali sono in alluminio. Nell’adesivo si legge “Use Kodak film 116”, oggi esiste il 127 ed il 120, il 116 era più alto del 120 ed il 127 è più basso del 120. I due attacchi di chiusura mostrano due occhielli a incastro. Nel libro, vedi le tre immagini, si legge che questa camera, il modello A, è stata prodotta dal 1907 al 1933.

Leggi il manuale della camera

La Kodak N.2 Brownie Camera è una macchina fotografica a cassetta (Box camera) costruita dalla Eastman Kodak Company tra il 1901 e il 1933. È uno dei modelli più longevi e popolari della famiglia di prodotti Brownie ed è anche la macchina per la quale venne introdotta la pellicola di medio formato n. 120, corrispondente all’odierno formato 6×6, 6×7 e 6×9, quest’ultimo utilizzato in questa macchina.

Caratteristiche della Kodak N. 2 Brownie
La Kodak N.2 Brownie Camera venne presentata nel mese di ottobre 1901. Come gli altri modelli della serie Brownie era destinata al mercato amatoriale, trattandosi di una macchina economica dall’utilizzo semplificato.
Il corpo macchina è costruito in cartone con inserti in legno ed è rivestito in similpelle scura e liscia, simile al rivestimento della Kodak Brownie. L’obiettivo è formato da una sola lente a menisco semplice, con focale di 41/2 pollici (115mm) e fuoco fisso, con profondità di campo che si estende da circa 8 piedi, (pari a circa 2,4 metri) all’infinito. La lente è abbinata a un otturatore rotante (Eastman Rotary Shutter) che ha velocità fissa (attorno a 1/35″) e posa B, con tre diaframmi: f/11, f/16, f/22.
Lo sportellino posto sul dorso della macchina è bloccato tramite un gancio metallico a slitta. Sulla parte superiore sono presenti una maniglia per il trasporto (recante il nome “The Brownie“) e due levette per comandare l’apertura del diaframma e la posa B. La fotocamera è dotata di due mirini a specchio, uno per la visione verticale, l’altro per quella orizzontale. Sul retro è presente la finestrella circolare rossa per la lettura dei numeri di fotogramma. La levetta di scatto funziona in entrambe le direzioni.
Le dimensioni della macchina sono 31/4x4x55/8 pollici (82,5×10,15×14,3cm) con un peso di 370g (13 once). I negativi hanno formato 21/4 X 31/4 pollici (circa 5,71 x 8,25 cm) su pellicola 120 da sei pose.
Il prezzo di vendita nel 1901 era pari a €2,00, mentre un rullino di pellicola costava 20 centesimi.
La Kodak Brownie No. 2 Camera offriva una scelta tra 3 materiali diversi: cartone, con costo di $2.00, alluminio, con costo di $2.75, e un modello colorato dal costo di $2.50.


La pellicola 120
Con la Kodak N.2 Brownie Camera appare per la prima volta il formato di negativo 6×9, in uso ancora oggi e chiamato “medio formato”.
La codifica numerica delle pellicole Kodak fu introdotta solo nel 1914 (nel catalogo Condensed Price List of 1914). Inizialmente le pellicole erano elencate in base alla fotocamera su cui erano utilizzate e alla dimensione del negativo. All’epoca della sua introduzione la pellicola 120 si chiamava dunque: Transparent Film, 21/4 X 31/4 inches, for use with the N. 2 Brownie Camera.
La Eastman Kodak introdusse il formato 120 come standard per la fotografia amatoriale e per i principianti che utilizzavano le Box Camera. Il medio formato consente infatti ingrandimenti con grana più fine, maggiore dettaglio, gamma tonale più estesa e minore distorsione prospettica. Successivamente, con la diffusione della pellicola 35mm, la 120 rimase in uso come pellicola professionale “medio formato” e la sua produzione prosegue tuttora.

Transparent Film, 21/4 X 31/4 inches, for use with the N. 2 Brownie Camera


Versioni della Kodak N. 2 Brownie
La Kodak N.2 Brownie Camera ebbe vastissima diffusione e fu prodotta in svariati milioni di pezzi: già nel 1921 erano in circolazione oltre 2.500.000 esemplari.
Nel corso della sua carriera più che trentennale, la Kodak N.2 Brownie Camera fu oggetto di diverse modifiche estetiche e strutturali. Fu prodotta in America, in Canada e in Inghilterra in 6 versioni principali con molte varianti. Vennero anche prodotte alcune serie limitate in occasione di particolari eventi storici.

Fonte

Manuali

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Fotocamera Voigtländer Brillant.

Ad un’asta online ho acquistato una fotocamera reflex Voigtländer Brillant (1933-1937).

Lo specchio non funziona tramite l’obiettivo di ripresa, ma tramite un obiettivo separato.

L’obiettivo è un Anastigmat, Voigtar 1:9, F = 7,5.

La fotocamera può essere impostata su diverse distanze: landschaft ∞, gruppe 4-2 e portrait 1.

Tempo di posa da ∞ a 1/50. Il disco a membrana ha tre posizioni: 9, 11 e 22.

A lato puoi vedere attraverso una finestra (rossa) quante foto sono state scattate.

La fotocamera può essere aperta nella parte superiore, cioè il pozzetto, dopodiché è possibile guardare l’oggetto da fotografare tramite lo specchio.

Ci sono alcune piccole macchie sullo specchio.

Bella fotocamera di formato cm. 6X6.

Su un angolo la pelle è danneggiata e sui bordi la vernice si è consumata qua e là.

Fotocamera Voigtländer Brillant

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Il dagherrotipo.

La dagherrotipia fu il primo procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini (tuttavia non riproducibili). Messo a punto dal francese Louis Jacques Mandé Daguerre (da cui trae il nome) da un’idea di Joseph Nicéphore Niépce e del figlio di questi, Isidore, venne presentato al pubblico nel 1839 dallo scienziato François Arago, presso l’Académie des Sciences e l’Académie des Beaux Arts.


Il dagherrotipo si ottiene utilizzando una lastra di rame su cui è stato applicato elettroliticamente uno strato d’argento, quest’ultimo sensibilizzato alla luce con vapori di iodio. La lastra deve, quindi, essere esposta entro un’ora e per un periodo variabile tra i 10 e i 15 minuti.

Lo sviluppo avviene mediante vapori di mercurio a circa e 60 °C, che rendono biancastre le zone precedentemente esposte alla luce. Il fissaggio conclusivo si ottiene con una soluzione di tiosolfato di sodio, che elimina gli ultimi residui di ioduro d’argento.

L’immagine ottenuta, il dagherrotipo, non è riproducibile e deve essere osservata sotto un angolo particolare per riflettere la luce in modo opportuno. Inoltre, a causa del rapido annerimento dell’argento e della fragilità della lastra, il dagherrotipo veniva racchiuso sotto vetro, all’interno di un cofanetto impreziosito da eleganti intarsi in ottone, pelle e velluto, volti anche a sottolineare il valore dell’oggetto e del soggetto raffigurato.

Per ridurre i tempi di sviluppo ed estendere così il campo d’applicazione della dagherrotipia anche al giornalismo, John Frederick Goddard utilizzò i vapori di bromo per aumentare la sensibilità della lastra, risultato che ottenne anche Antoine Claudet, ma con i vapori di cloro. Comunque anche l’unione di queste due tecniche e di obiettivi più luminosi non permise un’esposizione inferiore ai dieci secondi. L’utilizzo di vapori di mercurio rese la produzione di dagherrotipi un procedimento pericoloso per la salute.

L’Atelier dell’artista: un daguerréotype del 1837 realizzato dall’inventore di questo procedimento fotografico, Louis Jacques Mandé Daguerre.

L’Atelier dell’artista

Fonte

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Siena international Photo Awards 2023

Opera caricata online il 11/12/2022 per il
Siena international Photo Awards 2023

Data di inizio: 2 ottobre 2022
Deadline: 9 gennaio 2023

Titolo:
Autoritratto

Località:
Sottopassaggio di Grosseto per andare dal parcheggio in Ospedale

Categoria:
Street Photography

Descrizione:
Credo che le nostre strade dovrebbero avere degli spazi da destinare a quest’arte di strada, che però non dovrebbe essere fatta negli spazi non consentiti come questo. Quest’opera è composta da due immagini, quella in basso colorata al computer e quella alta virata in seppia, entrambe le immagini sono state scattate con pellicola in bianco & nero. Nell’immagine in basso propongo il mio autoritratto, avevo con me un piccolo cavalletto.

Autoritratto nel sottopassaggio di Grosseto per andare dal parcheggio in Ospedale
Modulo online per inviare l’immagine dal sito
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Gli ospiti di “Mosso creativo, sfocato geniale”

L’inaugurazione della mostra c’è stata sabato 17 settembre alle ore 21:30.
La chiusura della mostra è avvenuta domenica 18 settembre alle ore 19:00.

Quel fine settimana molti avevano altri impegni di fine stagione estiva ed in più la temperatura la sera era scesa e l’umidità era aumentata.

Aspettavo delle persone, che mi avevano confermato la loro presenza, ma però non si sono presentate.

Avevo programmato di tenere la mostra nel giardino di sotto (vedi la prima immagine della gallery), ma poi ho optato per il portico sotto la terrazza, adiacente al mio studio (come da seconda foto).

Segue una gallery di immagini degli ospiti che posano davanti le mie opere esposte.

Per la Privacy i volti non sono riconoscibili.

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Mosso creativo, sfocato geniale

C’è differenza tra mosso e sfocato: mosso creativo, sfocato geniale.
I soggetti ritratti vengo trasfigurati e rivivono in forme e luci diverse.
La realtà lascia spazio al simbolismo, che stimola la fantasia.
Ogni soggetto fotografico può comunicare solo delle sensazioni.
È la componente estetica la fonte del giudizio e del piacere.

Vi invito al Villino “Il Cappuccino” in via Fiorentina 54/56 a Siena.
Inaugurazione sabato 17 settembre alle ore 21:30.
Chiusura mostra domenica 18 settembre alle ore 19:00.

La mostra si terrà anche con condizioni meteo incerte.

R.s.v.p. +39 338 86.93.011
È gradita la conferma con una call oppure via WhatsApp.

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Comunicazione: “mettere in comune”.

Comunicazione significa letteralmente “mettere in comune”.

Ciò che viene messo in comune nella comunicazione non sono beni materiali, ma “messaggi” che esprimono intenzioni, sensazioni, pensieri, sentimenti, informazioni.

la creatività è sopratutto la capacità di porsi continuamente delle domande - Piero Angela
Piero Angela


“Aiutaci a fare del mondo un’oasi dove vivere meglio”.

Nel foro circolare si inseriscono le bottiglie di plastica vuote.

aiutaci a fare del mondo un’oasi dove vivere meglio - Lido Oasi
Lido Oasi

Un’efficace iniziativa del Lido Oasi.

un’efficace iniziativa del Lido Oasi
Lido Oasi

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Kodak: “Premete il bottone, noi faremo il resto”.

Scrivere con la luce“: ieri è stata la Giornata mondiale della fotografia.

Questo è il suggestivo significato della parola fotografia, dal greco photos (luce) e graphìa (scrittura). Ai suoi esordi fu accolta dal pubblico alla stregua di una magia, per arrivare ai giorni nostri in cui è parte della nostra quotidianità per merito (o a causa) degli smartphone. Siccome si tratta di una tecnologia che non smette di affascinare, ieri 19 agosto si è celebrata la Giornata mondiale della fotografia. Istituita nel 2010 su iniziativa del fotografo australiano Korske Ara, noto per le sue coloratissime foto della natura più selvaggia, coincide con la data di nascita del dagherrotipo nel 1837 circa. Fino a quella data, per avere una riproduzione su stampa era necessario pitturarla.

Per avere dei dispositivi maneggevoli si deve aspettare il 1880, anno in cui viene abbandonato l’uso del collodio per fare spazio alla gelatina al bromuro d’argento. Nasce così la prima macchina fotografica portatile Kodak pubblicizzata con la frase: «Premete il bottone, noi faremo il resto». Vengono perciò abbandonati i pesanti e complicati macchinari utilizzati fino a quel momento.

Fonte: Chiara Barison per il Corriere della Sera.

Il 19 agosto 1839 è la data in cui Daguerre presenta il brevetto del daguerrotipo all’accademia delle scienze e dall’arte di Francia riunite assieme per l’occorrenza.

Fox Talbot inizia a stampare su carta, perché il daguerrotipo è una unica foto positiva su una lastra di rame placcato argento, che non si poteva stampare.

La Kodak No. 1 di George Eastman è una fotocamera leggendaria della storia della fotografia. È il diretto successore dell’originale Kodak, che fu presentato per la prima volta nel 1888, ma la cui produzione fu interrotta nel 1889. La Kodak no. 1 è stata prodotta dal 1889 al 1895. Lo scopo principale della Kodak no. 1 era commercializzare la pellicola in rotolo di Eastman, che Eastman stesso non fu il primo a brevettare, il contenzioso con il reverendo Hannibal Goodwin si trascinò fino al 1898, che Eastman perse.

Kodak no. 1
Kodak no. 1

Il mio banco ottico d’epoca è un Carl Zeiss Jena Anastigmat 1:9, F 317 mm. / large format wooden camera.

È stato acquistato da un museo provinciale privato in Austria, che è stato sciolto di recente.

Il museo è stato fondato da un appassionato di fotografia, che ha istituito una notevole collezione.

Dimensioni approssimative 22*26*34 cm.

È un formato 13*18 cm. e l’ho acquistato ad un’asta online.

Ho ricostruito tutta la parte posteriore, perché mancante ed ho messo una chiusura per bloccare la piastra in legno dell’ottica.

Il vetro è sabbiato, perché non ho trovato un vetro smerigliato; l’ho fatto tagliare agli angoli e forare sui lati per fissarlo con viti alla standarda posteriore.

Ho realizzato in legno una ”U” per alloggiare lo chassis 4X5”, cioè un 10X12 cm.

Il banco ottico è ospitato nella parte bassa della vetrinetta inglese del mio studio, dove ai lati ci sono altri due banchi ottici privi di obiettivi e soffietti.

Ho anche acquistato uno chassis antico 4X5” dei primi del ‘900.

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