Sviluppo e stampa rullo con fotogrammi 6X6.

Prima di tutto ho eseguito degli Still life in sala di posa con alcune varianti usando una pellicola Ilford Delta 400 Professional Black and White, che ha la particolarità di compensare, cioè consente variazioni sbagliate dell’esposizione.

ho usato una fotocamera Ferrania Euro con fotogrammi 6X6, che però ha soli 2 diaframmi.

Luce mista a fluorescenza con 2 bank quadrati sotto alla lastra del tavolo da Still life con appoggiate sopra 2 gelatine, azzurra ed arancione, un bank verticale a sinistra a doppia accensione ed 1 ottagonale con più accensioni e la finestra superiore aperta per evitare il riscaldamento eccessivo, più 2 pannelli led, uno più grande a sinistra e l’altro a destra più piccolo per il controluce in modo da disegnare i contorni.

 

 

Dopo sono salito in ufficio, ho chiuso la porta grande a 4 ante ed ho allestito la camera oscura per lo sviluppo del rullo con fotogrammi 6X6 appena utilizzato in sala di posa.

 

 

Nella vera e propria camera oscura, ho chiuso la porta interna e nel totale buio ho inserito la pellicola nella spirale, girando in senso inverso le due parti e procedendo con questo movimento, ho separato la pellicola dalla carta del rullo.

Terminato l’inserimento, ho tagliato sempre al buio la pellicola ed ho gettato a terra il rullo e la carta.

Ho inserito la spirale nella tank, l’ho chiusa, inserito il tubichino per ruotare la spirale ed ho messo il tappo.

Riaccesa la luce ed aperta la porta, sono passato all’antibagno, dove avevo allestito il tavolo bianco posizionato sopra 2 caprette.

 

 

Ho disposto sul tavolo la tank chiusa, il termometro, gli acidi, il misurino ed una brocca graduata.

Una volta che la pellicola è nella tank, si può lavorare alla luce normalmente.

Ho sviluppato il film rispettando la temperatura di 20° C, i tempi in base alla tabella degli acidi usati, risciacquando tra un bagno e l’altro.

Ho messo la pellicola, che ho tolto dalla spirale, nel bagno dell’ufficio attaccandola ad un appendi abiti richiudibile, sul quale ho posizionato in uno dei ganci un apposito accessorio, che si attacca alla pellicola nella parte alta.

All’atra estremità della pellicola ho agganciato un accessorio identico, questi due supporti hanno incorporato un peso, in modo che la pellicola stia perfettamente stesa.

 

 

Ho lasciato asciugare il film fotografico per tutta la notte, la mattina dopo l’ho tagliata a misura e riposta in particolari fogli per un raccoglitore ad anelli e sacche di carta velina semi trasparente che contengono ognuno uno spezzone di pellicola, un foglio conserva un intero rullo con fotogrammi 6X6 e fogli analoghi con tasche più basse in altezza rullini 35 mm.

La procedura è identica per lo sviluppo e stampa rullini.

 

 

Ho scelto il fotogramma esposto correttamente usando un visore portatile, comodo a valigetta.

 

 

Ho messo lo spezzone di film nell’ingranditore, che tengo in camera oscura, ho messo a fuoco l’immagine su un foglio bianco, ha spento la luce, chiuso la porta ed accesa la luce gialla.

Avevo già preparato gli acidi diluiti e con un orologio fluorescente con sveglia di fine del tempo, ho sviluppato la pellicola a 20° C, per i tempi previsti dalle confezioni e dalla tabella dettagliata che è all’interno del parallelepipedo di carta che conteneva il rullo con fotogrammi 6X6 confezionato con un supporto argentato.

Nell’antibagno si lavora con luce rossa, sono lampadine particolari da camera oscura.

 

 

Ho chiuso la porta della camera oscura e spenta la luce, tirato fuori dalla busta nera un foglio di carta fotografica Ilford Multigrade IV RC De Luxe lucida, ho posizionato la carta sotto l’ingranditore, avevo chiuso un po’ il diaframma ed inserito uo dei filtri Multigrade, che vanno da 1 a 7, servono per decidere, il base al negativo, se è meglio una stampa morbida, normale oppure contrastata.

Deciso l’esposizione della carta, si va ad occhio con l’esperienza, sono passato all’antibagno ed in luce rossa ho sviluppato la carta, dopo ho fatto un bagno di arresto con l’acido acetico e per finire il fissaggio, sempre a 20° C rispettando i tempi previsti.

 

 

Ho inserito la stampa nella lavatrice autocostruita, una vasca cilindrica con 3 ruote posta sul piano del lavandino, sotto arriva l’acqua tramite un tubo rosso collegato al rubinetto, sopra esce l’acqua dal troppopieno che scarica con un tubo giallo l’acqua nel lavandino.

Quindi ho tolto la stampa dalla lavatrice e l’ho messa ad asciugare in bagno appesa con mollette a stampelle di metallo colorate appese al porta abiti.

 

 

Il giorno dopo le stampe erano asciutte e le ho riposte in attesa di colorarle con pennelli, 1 fine per i contorni ed uno un po’ più largo per mettere il colore su alcune zone della stampa.

I colori sono all’acqua, sono ecoline ed ho anche dei pennarelli particolari, per i contorni oppure per bagnare la stampa e passarci con i pennelli bagnati nei pennarelli stessi.

Sono tante le cose da tenere presenti.

 

 

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Still life in B&N.

Con la Nikon F, senza numero dopo la lettera “F”, la prima della serie, ho realizzato questi Still life in B&N

Corpo macchina Nikon F, pellicole sviluppate in camera oscura, tank Paterson e conta secondi con quadrante fluorescente e suoneria di fine tempo.

corpo macchina Nikon F, pellicole sviluppate in camera oscura, tank Paterson e conta secondi con quadrante fluorescente e suoneria di fine tempo

 

Ho usato una pellicola negativa Ilford FP4 Plus Black & White da 36 pose di ISO 125.

Ho fatto gli scatti in sala di posa al piano seminterrato.

Illuminazione:

– dietro al tavolo di Still life, in basso 2 bank fotografici quadrati affiancati su stativi da me progettati, molto bassi, con 1 lampada a fluorescenza ciascuno;
– al lato sinistro un bank rettangolare in verticale sempre a basso consumo con 2 accensioni;
– sopra su una giraffa un bank ottagonale con molte accensioni;
– a sinistra ed a destra due luci a led, da un lato più forte, messi di tre quarti in controluce per i contorni.

La luce aveva una temperatura colore mista di circa 5.000 gradi Kelvin.

Il giorno dopo ho sviluppato la pellicola in B&N nella camera oscura che allestisco nella zona dell’antibagno dell’ufficio.

Ho un piccolo ripostiglio dove ho l’ingranditore, c’è un mobile bianco dove tengo tutta l’attrezzatura di sviluppo e stampa, il piccolo spazio è a perfetta tenuta di luce, perché la pellicola si inserisce nella tank Paterson in assoluto buio.

Nell’antibagno chiudo la porta a 4 ante che comunica con la zona computer ed ottengo uno spazio sufficiente per sviluppare e stampare.

Accanto alla instattazione fotografica di “Aqua”, la mia seconda mostra fotografica, posiziono 2 caprette di legno sulle quali appoggio un piano di laminato bianco, tengo caprette e piano in bagno dietro la posta quando non li uso.

Una volta messa la pellicola nella spirale della tank al buio totale, si inserisce la spirale stessa, con la pellicola avvolta, nella tank dopo aver bloccato il tubo di inserimento con un anello, si avvita la tank e si mette il tappo, a questo punto si accende la luce e mi sono spostato dal ripostiglio all’antibagno.

Sul piano la tank chiusa, lo sviluppo, il fissaggio e l’imbibente preparato con un misurino con acidi diluiti in acqua, si sviluppa a 20° C / 68° F.

Sviluppo Ilfosol 3, diluito 1+9, 30 ml. in tank Paterson per pellicole 35 mm., con fotogrammi 24X36, tempo di immersine con rotazione della spirale, tramite un apposito tubichino, 4 minuti e 15 secondi.

Fissaggio Rapid Fixer, diluito 1+5 oppure 1+4, 50 ml. sempre nella stessa tank, tempo di immersione con la solita rotazione da 2 minuti a 5 minuti.

Imbibente, che serve per limitare la comparsa di gocce di calcare sulla pellicola quando si asciuga, 3 ml. per 1 litro, diluito con 350 ml. di questo sapone per acque particolarmente dure, come ci sono a Siena.

A questo punto ho messo la pellicola ad asciugare in bagno, appesa con degli appositi ganci con 2 pesi, 1 per attaccarla nella parte alta ed 1 per tenerla stesa in basso.

In bagno ho infatti un appendi biancheria pieghevole attaccato alla parete, dove metto ad asciugate le pellicole e le stampe.

Dopo ha asciugato il piano, ho messo ad asciugare anche tutto sul piano del lavandino per poi riporre tutto nell’armadio.

Dopo che la pellicola si è asciugata, la taglio tra un fotogramma e l’altro ogni 6 immagini.

Metto la pellicola nel mio scanner Epson Perfection V700 Photo, semi professionale.

13 pellicole nel mio scanner Epson Perfection V700 Photo, semi professionale e 24 fotogrammi nei fogli di archivio

 

Inserisco in delle apposite slitte le strisce di fotogrammi, 24 per volta e le blocco con le sue chiusure.

Faccio le scansioni dei negativi e salvo le immagini in TIF per lavorarle più tardi.

Ripongo le strice di pellicola negli appositi fogli da archivio che ripongo in un album ad anelli.

Ripeto la procedura per gli antri 13 fotogrammi, la pellicola è a 36 pose, ma ci è entrato un altro fotogramma, il 37°.

Dopo ritocco i file con il profilo B&N, tramite soprattutto il timbro clone di Adobe Photoshop CC.

Questi sono i risultati, i miei Still life

Variante 1: immagine con un bicchiere da spumante ed un’altro da degustazione per vino rosso con dentro e sotto lapis colorati.

variante 1: immagine con un bicchiere da spumante ed un'altro da degustazione per vino rosso con dentro e sotto lapis colorati

Scatto definitivo, lo Still life migliore in assoluto.

scatto definitivo, lo Still life migliore in assoluto

Variante 2: bicchieri riempiti di colore naturale per cibi rosso con aqua girata un grande stecchino.

variante 2: bicchieri riempiti di colore naturale per cibi rosso con aqua girata un grande stecchino

Variante 3: immagine simile allo Still life definitivo.

variante 3: immagine simile allo Still life definitivo

 

Stampa del positivo invece del negativo: immagine di Giuseppe Ponticelli, indegnamente ispirato ai lavori di Daniele Sasson.

Un’immagine di Daniele Sasson.

 

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Foto ad “occhio di pesce”.

Il Fisheye è un particolare obiettivo fotografico o cinematografico grandangolare estremo che abbraccia un angolo di campo non minore di 180 gradi. Questo tipo di obiettivo ha la capacità di registrare l’intero emisfero di 180 gradi che si trova davanti alla macchina fotografica, proiettandolo come immagine circolare sul supporto sensibile (sensore o pellicola).

I nomi circolare e rettangolare derivano dal tipo di immagine che essi producono sul sensore (o sulla pellicola). Un obiettivo Fisheye circolare è uno che cattura una vista a 180 gradi in tutte le direzioni. Ciò si traduce in un’immagine circolare, con i bordi della cornice neri.

Un obiettivo fisheye rettangolare (o diagonale) cattura, invece, solo un campo visivo di 180 gradi lungo la sua diagonale. I lati orizzontali e verticali dell’immagine sono inferiori a 180 gradi (in genere circa 150 gradi orizzontali e 100 gradi verticali). Ciò si traduce in un’immagine normale rettangolare che subisce delle profonde deformazioni.

Lunghezza focale Fisheye

Le lunghezze focali dei Fisheye variano tra i 16 mm. e 6 mm. Solitamente capita che questo generi delle confusioni con gli obiettivi grandangolari. Infatti esistono anche obiettivi grandangolari inclusi in questo range di angolo di campo. Tuttavia, la distinzione sta nel fatto che le linee di deformazione negli obiettivi a “occhio di pesce” vengono curvate e non mantenute diritte come nei grandangolari.

Distorsione a barilotto

Gli obiettivi Fisheye soffrono di una “distorsione a barilotto” molto accentuata. Il soggetto al centro dell’inquadratura sembra sporgersi verso l’esterno e le linee rette si curvano selvaggiamente. Questo tipo di immagine è noto come immagine “curvilinea”.

Che tipo di profondità di campo

Poiché catturano un angolo così estremo, gli obiettivi Fisheye hanno una profondità di campo molto ampia. Ciò significa che i tuoi scatti appariranno nitidi in tutta la scena.

Nel nostro caso il campo visivo è di 180 gradi e l’obiettivo è montato su uno smartphone. Per questo motivo le foto non sono nitide in prossimità del bordo circolare, anche per la qualità inferiore dell’ottica aggiuntiva.

Fisheye su smartphone iPhone RX con perdita di fuoco a sinistra

Senza ottica aggiuntiva con grandangolo

 

 

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Il ritratto, fotografia d’autore.

Il ritratto è un genere fotografico che ho sempre curato

Mi diverto in camera oscura a stampare in bianco & nero foto di ritratti con elaborazioni fotografiche o senza.

Il ritratto può essere a 3/4 all’americana, il mezzo busto oppure con il soggetto in primo piano.

In camera oscura stampo pellicole 35 mm. od in rullo per fotogrammi 6X6 con sandwich di retini in pellicola nell’ingranditore oppure con vetri lavorati a contatto con la carta fotografica.

Il ritratto può essere di una persona, di due persone oppure familiare

Per le vie di Parigi

Per le vie di Parigi

Mimo fuori del centro Pompidou di Parigi

Mimo fuori del centro Pompidou di Parigi

Ritratto di Ugo Tognazzi al centro Pompidou

Ritratto di Ugo Tognazzi al centro Pompidou

Foto di uomini di sport

Foto di uomini di sport

Elaborazione in camera oscura

Simonetta

Elaborazione in camera oscura: Simonetta

Federica

Elaborazione in camera oscura: Federica

Fiorella

Elaborazione in camera oscura: Fiorella

Il ritratto fotografico è un genere dove si incontrano una serie di iniziative artistiche, che ruotano intorno all’idea di mostrare le qualità fisiche e morali delle persone che compaiono nelle fotografie.

La sua pratica si trova già agli inizi della fotografia, che mette in evidenza il lavoro svolto dai fotografi di viaggio, dei fotografi commerciali degli studi parigini, le prime foto ritratto psicologico presentate dalla fotografia accademica, così come il lavoro documentario di David Octavius Hill.

I rappresentanti principali del ritratto fotografico al suo inizio sono Nadar, Disdéri, Julia Margaret Cameron, Lewis Carroll, Gustave Le Gray, Étienne Carjat, Antoine Samuel Adam-Salomon, Pierre Petit e Lady Clementina Hawarden.

In seguito il genere si è evoluto in parallelo con l’evoluzione della storia della fotografia, che è il motivo per cui, insieme a fotografi che si dedicano esclusivamente a quello che abbiamo potuto capire come il ritratto fotografico più ortodosso, troviamo fotografi assegnati a movimenti specifici che si avvicinano al ritratto fotografico con l’uso di idee e tecniche specifiche di queste correnti.

Figure di interesse nel campo del ritratto fotografico sono, tra gli altri, Richard Avedon, Brassaï, Walker Evans, August Sander.

Nel campo della ritrattistica fotografica durante il XIX secolo e l’inizio del XX secolo si è sviluppato un sottogenere noto come fotografia post mortem, che mette in evidenza il lavoro del fotografo spagnolo Fernando Navarro Ruiz. Era frequente che il fotografo venisse chiamato per ritrarre neonati o bambini defunti, come ricordo da conservare.

Famosissimi sono gli scatti di Anna Geddes, fotografa australiana che negli anni Novanta si è fatta conoscere per le sue fotografie di neonati dalle tinte pastello e dalle ambientazioni naturalistiche e fiabesche.

La sessione fotografica del servizio newborn si svolge nel periodo che va dai 5 ai 15 giorni di vita del neonato, perché in questo breve lasso di tempo il piccolo ha un sonno molto profondo ed è ancora flessibile. Tutto ciò permette al fotografo di posizionarlo in pose che altrimenti sarebbero impossibili da assumere.

Maestri indiscussi del panorama Newborn contemporaneo sono Kelly Brown, Ana Brandt, Paloma Schell e tante altre.

 

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È piacevole scendere in ufficio e salire di casa.

Una galleria fotografica insolita nelle scale di casa

Uno studio precedente a “Geometrie a confronto”, la mostra del 1985 al Chiostro di San Cristoforo a Siena.

Sono immagini in bianco & nero realizzate alla mensa universitaria di Pisa ed a Parigi, al Centro Pompidou.

.uno studio precedente a <<Geometrie a confronto>>, la mostra del 1985 al Chiostro di San Cristoforo a Siena

Immagini preparate prima delle definitive di “Geometrie a confronto”.

Due sono colorate a mano (la prima e la seconda da sinistra in basso) ed una ha un intervento “marmoreo” (quella in basso a destra).

immagini preparate prima delle definitive di <<Geometrie a confronto>>

Il manifesto della mostra, a sinistra in alto un articolo di giornale e sotto il dépliant di Daniele Sasson.

il manifesto della mostra, a sinistra in alto un articolo di giornale e sotto il dépliant di Daniele Sasson

Queste sono stampe antiche, quella in basso a destra è una riproduzione di un’altra molto grande, che non ci stava insieme alle altre.

queste sono stampe antiche

A destra il quadro di Santo Agostino.

a destra il quadro di Santo Agostino

Le quattro stampe insieme in cima alle scale.

quattro stampe insieme in cima alle scale

Un cavallo a dondolo che “cavalcava” mio padre da bambino e le prime stampe di “Geometrie a confronto” riprese in cima alle scale.

un cavallo a dondolo che “cavalcava” mio padre da bambino e le prime stampe di <<Geometrie a confronto>> riprese in cima alle scale

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Foto dello spazio.

Foto dello spazio profondo

La NASA (National Aeronautics and Space Administration) è l’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale degli Stati Uniti d’America e della ricerca aerospaziale.

Lo Space Transportation System (STS), comunemente noto come Space Shuttle Navetta Spaziale o Shuttle, è stato un sistema di lancio spaziale riutilizzabile della NASA, l’ente governativo statunitense responsabile dei programmi spaziali, adibito a missioni spaziali in orbita intorno alla Terra.

Lanciato in orbita per la prima volta il 12 aprile 1981, ha portato a termine la sua ultima missione il 21 luglio 2011.

Queste foto le ho scattate alla televisione

Navetta sulla torre di lancio.

navetta sulla torre di lancio

 

Lancio dello Space Transportation System.

lancio dello Space Transportation System

 

Vano interno della navetta in orbita.

vano interno della navetta in orbita

 

È il 3 gennaio del 1954 quando ha inizio il regolare servizio di televisione e la RAI appare sul piccolo schermo con il suo primo canale.

Alla fine del ’54 la televisione raggiunge il 58% della popolazione (nel 1961 raggiungerà il 97% degli italiani). Le trasmissioni radiofoniche, invece, sono diffuse ormai regolarmente dai primi anni ’20 con tre reti nazionali: il Primo, il Secondo e il Terzo Programma.

Nei primi dieci anni di vita gli abbonamenti crescono costantemente: dai 24.000 del ’54 a oltre 6 milioni nel 1965. In ogni casa e ritrovo pubblico si raccoglie tutto il vicinato per vedere la Tv.

La storia dello Space Shuttle ha inizio e si inserisce sul finire del contesto della guerra fredda con la celebre corsa allo spazio in decisa contrapposizione con l’altra grande superpotenza dell’epoca: l’Unione Sovietica.

In particolare con lo sviluppo, avvenuto a partire dai primi anni settanta, di un veicolo spaziale riutilizzabile, la NASA sperava di continuare i suoi progetti e programmi spaziali con una notevole riduzione dei costi di accesso allo spazio, ma la complessità del progetto, i problemi relativi alla sicurezza e i costi operativi di funzionamento (500 milioni di dollari per lancio) hanno progressivamente disatteso queste aspettative fino alla sua definitiva dismissione nel 2011.

L’intero sistema è stato ritirato dal servizio il 21 luglio 2011, dopo 135 lanci.

Queste foto le ho ricavate dalla piattaforma della NASA

La NASA ha pubblicato online (https://images.nasa.gov/) una grandissima collezione di immagini, suoni e video, che si possono scaricare gratuitamente.

lancio dello Space Transportation System

 

Sono state scattate anche foto dello spazio e dei pianeti.

navetta sulla torre di lancio

 

Sono successive le foto dallo spazio di Samantha Cristoforetti.

lancio dello Space Transportation System

 

Foto dello spazio NASA

Si tratta di un materiale eccezionale che illustra lo spazio e le innumerevoli scoperte di astrofisica.

Possiamo, tramite il nostro computer o il nostro smartphone, esplorare comodamente le meraviglie del cosmo da casa.

La libreria, che si propone come una sorta di foto Google dell’esplorazione spaziale, ha un layout molto intuitivo.

È possibile digitare il termine che si desidera cercare e sfogliare il database.

Al suo interno possiamo trovare anche immagini di astronauti, lanci di missili, eventi alla NASA e tante altre cose interessanti.

Le missioni più importanti realizzate hanno permesso il lancio di satelliti (tra cui il telescopio Hubble) e tre sonde interplanetarie, di condurre esperimenti scientifici nello spazio e la manutenzione e la costruzione di stazioni spaziali.

Nel corso del Programma Space Shuttle sono stati costruiti cinque orbiter, due sono andati distrutti in incidenti e tre sono stati ritirati.

Nella sua storia è stato utilizzato per le missioni spaziali orbitali dalla NASA, dal Dipartimento della Difesa statunitense, dall’Agenzia Spaziale Europea, dal Giappone e dalla Germania.

Gli Stati Uniti hanno finanziato lo sviluppo dell’STS e le operazioni di gestione fatta eccezione degli Spacelab D1 e D2, finanziati rispettivamente dalla Germania Ovest e dalla Germania riunificata.

Inoltre, la SL-J è stata parzialmente finanziata dal Giappone.

 

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“Studio geometrie” del 1981 / 1982.

 

La mostra fotografica del 1985, la prima, “Geometrie a confronto” sul rapporto figurativo uomo-arte, corredata da un servizio audiovisivo, è nata nel 1981 / 1982 con questo “studio geometrie”.

Il mio professore di disegno del Liceo Galilei di Siena, Daniele Sasson, mio “Magister” che mi guidò alla fotografia artistica, mi regalò un bellissimo dépliant a tre ante, che misi in mostra.

Ricordo ancora oggi una foto di Daniele che mi piaceva tantissimo, una sveglia, che fu pubblicata su una rivista specializzata.

<<“Voi scattate e noi facciamo il resto”.
La popolarità della tecnica fotografica è debitrice più di quanto si possa immaginare a questo slogan, coniato nel 1888 da George Eastman per la sua famosa Casa Gialla di Rochester N.Y. (U.S.A.).
Alle prime scatole per Disegno Fotogenico prodotte dalla Ackerman & Co. si sostituivano i primi apparecchi fotografici precaricati con rullini di carta ‘fotogenica’ che permettevano la realizzazione di circa 90 immagini positive>>.

 

 

Lo “Studio geometrie “ è nato alla mensa universitaria di Pisa e durante il viaggio a Parigi della 5°C del Liceo Galileo Galilei di Siena.

 

 

 

 

 

La geometria anche oggi è presente ovunque e per me quella di Parigi è stata una visita molto stimolante.

Si respirava creatività, che oggi è diventata il mio lavoro di fotografo di Still life, artistico, di ritratti di famiglia e di donne in stato interessante.

Sono Art Director, Blogger e Copywriter.

 

Studio geometrie 1981 / 1982

 

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Luce flash ed infrarosso.


C’è una forte analogia tra la luce flash ed un riflettore obiettivo ad infrarosso di un Leopard I

La prima, il flash, è una luce a lampo, dai primi flash al magnesio, ai moderni generatori flash che hanno torce con bulbi di vetro contenente un gas particolare.

Intorno al bulbo c’è un filamento che è soggetto una scarica elettrica sprigionata dai generatori in meno di 1/125 di secondo, tempo di sincronizzazione dello scatto.

All’interno del bulbo avviene una esarca di elettroni, che incendia il gas e genera il lampo.

 

Un riflettore obiettivo per Leopard I e Marte è un tipo di illuminazione ad incandescenza, simile alle lampade alogene attuali, ma usato in fotografia per un’illuminazione ad infrarosso.

 

La radiazione infrarossa (IR), in fisica, è la radiazione elettromagnetica con banda di frequenza dello spettro elettromagnetico inferiore a quella della luce visibile, ma maggiore di quella delle onde radio, ovvero lunghezza d’onda compresa tra 700 nm. e 1 mm. (banda infrarossa).

Il termine significa “sotto il rosso” (dal latino infra, “sotto“), perché il rosso è il colore visibile con la frequenza più bassa.

Viene spesso associata con i concetti di “calore” e “radiazione termica“, poiché ogni oggetto con temperatura superiore allo zero assoluto (in pratica qualsiasi oggetto reale) emette spontaneamente radiazione in questa banda (per la legge di Wien aumentando la temperatura il picco di emissione si sposta sempre più verso il visibile finché l’oggetto non diviene incandescente).

 

Il 14 giugno 1851 H. F. Talbot utilizzò la luce di una forte scarica elettrica per fotografare nitidamente un oggetto in movimento.

Fu la prima flashata della storia, ma doveva passare ancora un secolo prima che il lampeggiatore elettronico diventasse una fonte di luce potente e trasportabile.

  

 

 

 

 


XXII Btg. Carri M.O. Piccinini San Vito al Tagliamento

 

Sono Carrista, con incarico di Bonificatore N.B.C. (Nucleare, Batteriologico e Chimico), ero addetto all’Ufficio Informazioni, dove il Maresciallo decifrava messaggi cifrati in caso di guerra, c’erano continue esercitazioni.

Ho fatto il CAR a Pesaro.

 

Con il fucile da guerra Garand.

Il nome del fucile deriva dall’inventore John Garand e fu uno dei primi fucili semiautomatici.

 

Foglio di congedo illimitato.

Risultati della selezione attitudinale.

Rendimento nell’incarico: “Buono”.

 

Il mio Comandante di Compagnia, Cap. Edoardo Scafati, un elicotterista, mi inviò gli ultimi tre mesi del mio servizio militare alla Brigata Meccanizzata “Gorizia” come fotografo di Brigata.

Inno della Brigata Meccanizzata “Gorizia” (A. Cati).

 

Venni inviato dal mio Maresciallo al campo di esercitazioni a San Vito al Tagliamento, dove fu schierato tutto l’armamento dell’Esercito Italiano: carri armati Leopard I, mezzi anfibi, assaltatori, caccia, enormi mezzi semoventi cingolati che posizionarono missili con testate nucleari

I Militari erano alloggiati in una palazzina osservatorio. Sul tetto un addetto guidava via radio i caccia per sganciare bombe a carica ridotta sugli obiettivi.

Io fui inviato sul campo di battaglia, c’erano i “bianchi” ed i “rossi“, che mi vennero incontro.

Non sapevano se ero “amico” o “nemico” e mi ingaggiarono, io ero a piedi e riuscii a far capire loro che ero il fotografo di Brigata.

Tutti sparavano con cariche ridotte, un carro armato prese fuoco sotto l’osservatorio.

Il Generale Canino guadagnò l’ultima sua stella con questa esercitazione.

 

Il mio Comandante accoglie il Generale Canino davanti ai nostri mezzi militari.

 

Un Tenente colonnello con tre Corone Turrite da viene accolto dal mio Comandante.

 

Il Generale Canino parla ai carristi.

 

I nostri carri armati Leopard I.

 

I nostri carri procedono in colonna ad alta velocitàkm/h. 80 – sul campo di esercitazione.

 


Riflettore obiettivo per Leopard I e Marte

Faro dell’uso obiettivo AEG BSW 301 AFFRICATO E BIANCO LIGHT / BUNDESWEHR SERBATOIO LEOPARD U. Marter. Range 800 mt.

 

 

Questo riflettore obiettivo è stato montato su veicoli a catena (Leopard I e Marte) del Bundeswehr / NATO.

 

  

 

 

Può essere commutato da sparsi sulla luce in bundle, oltre a infrarossi sulla luce bianca.

Viene azionato con una tensione CC tra 22V e 30 V, mentre “tira” a seconda della tensione tra 8.7A e 12A.

Dati della commutazione fornita Alimentazione: 240 V Tensione CA a 27 V Tensione DC max. 11,8 A.
Quale dispositivo di rete è adatto solo per il dispositivo interno e il dispositivo HMI è protetto solo da spruzzi d’acqua, c’è una scatola di plastica rossa come protezione del tempo per il funzionamento esterno.

 

 

 

Faro AEG BSW 301 / 12POL.
Cavo di collegamento del faro.
Unità di controllo FB6.
Istruzioni per l’uso con diagramma del circuito.
Piastra di fissaggio con testa a sfera e un alimentatore di commutazione 240V tensione CA a tensione DC 24V incl. 1 CONNETTORE DC. CA.
Dimensioni 375x335x350, peso 14 kg.

 

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Maternità e foto di famiglia.

La fotografia è nata per immortalare un momento.

Fin dai tempi delle prime macchine fotografiche a banco ottico, fino a quelle digitalizzate con un dorso ed alle mirrorless.

Questa è l’immagine di un banco ottico Cambo Actus.

banco ottico Cambo Actus

Il banco ottico moderno è l’evoluzione della prima camera oscura, una fotocamera costituita da una scatola con un foro stenopeico.

Nel 1826 Joseph Nicéphore Niépce realizzò quella che è conosciuta probabilmente come la prima fotografia della storia: “Vista dalla finestra a Le Gras”.

Nel 1826 Joseph Nicéphore Niépce realizzò quella che è conosciuta probabilmente come la prima fotografia della storia: Vista dalla finestra a Le Gras

Nella storia della fotografia, dopo Niépce meritano una citazione altri due personaggi che hanno legato il loro nome a due invenzioni fondamentali: Louis Jacques Mandé Daguerre e William Fox Talbot, ideatori rispettivamente della dagherrotipia e della calotipia.

Il dagherrotipo si ottiene utilizzando una lastra di rame su cui è stato applicato elettroliticamente uno strato d’argento, quest’ultimo sensibilizzato alla luce con vapori di iodio. La lastra deve, quindi, essere esposta entro un’ora e per un periodo variabile tra i 10 e i 15 minuti.
Lo sviluppo avviene mediante vapori di mercurio a circa 60 °C, che rendono biancastre le zone precedentemente esposte alla luce. Il fissaggio conclusivo si ottiene con una soluzione di tiosolfato di sodio, che elimina gli ultimi residui di ioduro d’argento.

La calotipia o talbotipia è un procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini riproducibili con la tecnica del negativo / positivo.

Il dagherrotipo più famoso è anche l’immagine in cui per la prima volta comparve un essere umano, mentre la calotipia fu l’embrione dal quale sarebbe nata la fotografia moderna: fu sufficiente prendere un foglio di carta, immergerlo in una miscela di sale da cucina e nitrato d’argento, asciugarlo, ricoprirlo con piccoli oggetti e poi esporlo alla luce per molto tempo. Fu così che, nel lontano 1835, Talbot capì come realizzare un negativo. Pensate, una scatola con un buco, una lente e un foglio, che magia… potreste provare anche voi!

Questa fotografia è utilizzata anche per le foto di famiglia divertenti, che possono essere ritratti singoli e familiari.

Propongo di seguito alcune foto storiche e/o foto di famiglia originali in ritratto singolo.

Il mio bisnonno paterno, padre di mia nonna Giulia, fu nominato generale il 15 dicembre 1883.

Fu deputato dal 1874 al 1900 e ministro della guerra con Francesco Crispi dal 1893 al 1896.

Fu lui a proporre al consiglio dei ministri l’invio di truppe in Africa per la Battaglia di Adua e dovette dimettersi con il governo Crispi IV a seguito proprio del tragico fallimento di tale impresa.

I fratelli Ponticelli in Via Bonghi a Grosseto

Uno foto di still life di oggetti da fumo, un orologio ed una meridiana, con all’interno una delle foto di famiglia antiche di mio nonno Francesco, che siede tra le gambe di un vitello legato per la marcatura a fuoco.

una delle foto di famiglia antiche di mio nonno Francesco, che siede tra le gambe di un vitello legato per la marcatura a fuoco

In questa immagine avevo più o meno 12 anni e monto la cavalla maremmana Dora alla spiaggia, la progenitrice di tutti i nostri cavalli.

monto la cavalla maremmana Dora alla spiaggia, la progenitrice di tutti i nostri cavalli

Quando nel 1986 ero a Milano, fui mandato alla Fiera di Milano dallo Studio Fragola Blu per realizzare delle riprese fotografiche di stilisti emergenti.

Realizzai una serie di immagini di modelle che indossavano abiti da sposa con i rispettivi stilisti.

immagine di una modella che indossa un abito da sposa con la stilista

Questo ci introduce ad una altro genere fotografico, che mi affascina, la fotografia di maternità.

Oltre a essere un “mezzo” per condividere buone notizie, queste potenti immagini social stanno infatti diventando, negli ultimi anni, un nuovo modo di mostrare la maternità anche con foto al mare oppure foto di famiglia natalizie.

fotografia di maternità al mare

Esistono delle rare sale di posa all’aperto, uno stretto e lungo tunnel interrato con il soffitto di vetro, sfruttano la luce solare come unica illuminazione.

Viene steso un fondale in carta oppure sono strutture solide, con una curva tra il muro ed il pavimento.

Viene messa una lastra di pexels dove posano i modelli, sopra la parte lucida, in modo che si riflette la figura sul pavimento.

La mia sala di posa mi permette splendidamente di realizzare ritratti di donne in gravidanza a mezzo busto, smontando il tavolo da Still life Fatif, ho tutto, anche luci a led.

Ho veramente intenzione di curare foto di famiglia felice con ritratti individuali a mezzo busto e foto di maternità.

Curo tutti i social, ma le foto profilo Instagram sono perfette!

Foto di famiglia e foto di maternità

 

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Creative e International Photo Awards: concorso chiuso.

Si chiude il Siena International Photo Awards

Grazie per aver partecipato all’edizione 2022 del Siena International Photo Awards. Il concorso è chiuso e gli illustri membri della giuria sono ansiosi di iniziare il processo di votazione.

Giuria del Siena International Photo Awards.
Appuntamenti chiave

8-18 febbraio 2022

I fotografi con le immagini selezionate per il round finale (evidenziate nella pagina del proprio account) dovranno caricare i file originali e in alta risoluzione.

entro il 22 aprile 2022

Tutti i fotografi che saranno premiati riceveranno un’e-mail di notifica.

Durante questo periodo ti terremo aggiornato attraverso i nostri canali social.

Seguici su Instagram e Facebook.

 

La mia immagine fotografica per la comunicazione animale.

 

La comunicazione animale:

La comunicazione animale è il trasferimento di informazioni da un animale o un gruppo di animali (inviante o invianti) a uno o più altri animali (ricevente o riceventi) che influenza l’attuale o futuro comportamento dei riceventi. Ho partecipato all’edizione 2022 del Siena International Photo Awards nella categoria “Animals in their Environment”.

 

La storia della fotografia:

La storia della fotografia descrive le vicende che portarono alla realizzazione di uno strumento capace di registrare il mondo e di catturare un momento preciso grazie all’effetto della luce e della messa in luce di problemi relativi al concetto di osservazione istantanea. Utilizzando le scoperte e gli studi iniziati già nell’antica Grecia per lo più in ambito accademico aristotelico e platonico, l’idea di concettualizzare il divenire di una forma in immagine, di un concetto nella memoria, acquista un certo interesse: è la fotografia con i suoi primordi, camere ottiche, concetti geometrici, che si concretizzò agli inizi dell’800, si sviluppò arrivando alla riproduzione del colore e all’utilizzo di supporti digitali, imponendosi inoltre come mezzo artistico capace di supportare e affiancare le altre arti visuali che nel frattempo seppero dotarsi di generi e scuole. Dall’800 furono usate macchine a soffietto per lastre di pellicola. Nacque così lo Still life professionale, letterariamente “natura morta”, una disciplina fotografica che ritrae oggetti soprattutto in sala di posa. Lo Still life è nato dai pittori fiamminghi, che ritraevano in torrioni composizioni illuminate dalla “luce finestra”, che ha dato origine agli illuminatori fotografici.

 

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